L’Iran sequestrano nave sudcoreana e da fuoco alle polveri in Medio Oriente. All’indomani delle celebrazioni della morte di Qassem Soleimani, Teheran innalza il livello delle tensioni con nuove provocazioni condotte su più fronti.
Ripreso l’arricchimento dell’uranio al 20% in violazione agli accordi
Il portavoce del Governo di Teheran, Ali Rabiei, ha annunciato oggi che “il processo di produzione di uranio arricchito al 20 per cento è iniziato presso il complesso di arricchimento di Fordow”. Questo a seguito della decisione del presidente iraniano, Hassan Rohani, che ha emesso ieri un ordine per iniziare le operazioni presso gli impianti nucleari dopo aver informato l’Organizzazione internazionale per l’energia atomica.
A una profondità di 80 metri sotto le montagne, definito dagli iraniani come “solido e protetto dai più recenti sistemi di difesa aerea”, il sito di Fordow è stato il primo a riprendere l’arricchimento dell’uranio al 20% nella struttura nucleare.
“La mossa dell’Iran di arricchire l’uranio fino al 20 per cento di purezza dimostra la volontà di Teheran di perseguire l’obiettivo della costruzione di armi nucleari”, è il pensiero espresso in un tweet dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, in seguito all’annuncio dell’Iran. “La decisione dell’Iran di continuare a violare i suoi obblighi, aumentando l’arricchimento e promuovendo le sue capacita’ di lavorazione dell’uranio industriale nel sottosuolo non può essere spiegata in alcun modo, se non con il desiderio di continuare a realizzare il suo obiettivo di sviluppare un programma nucleare militare”, ha scritto il capo dell’esecutivo di Gerusalemme aggiungendo che “Israele non permetterà all’Iran di fabbricare armi nucleari”.
Iran sequestrano una nave sudcoreana
In quasi concomitanza con l’annuncio dell’inizio dell’arricchimento dell’uranio, le Guardie della rivoluzione iraniane, i Pasdaran, con un’operazione premeditata, hanno bloccato nelle acque del Golfo Persico la nave cisterna battente bandiera sudcoreana, Hankuk Chemi”per inquinamento ambientale”. Lo ha annunciato il Comando della Marina dei Guardiani della rivoluzione in una nota nella quale, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa “Fars”, la nave bloccata è stata condotta nel porto iraniano di Bandar Abbas per ulteriori indagini.
La nave, vettore per prodotti petrolchimici e “scortata” dalle imbarcazioni iraniane, è ora in navigazione verso il porto di Bandar Abbas, nonostante la rotta indicata dal transponder, che indica come porti di partenza e di arrivo quelli di al Jubail (Arabia Saudita) e di Fujairah (Emirati Arabi Uniti) non preveda scali o passaggi in acque iraniane.
La Corea del Sud, a seguito del sequestro della petroliera di Seul, ha subito inviato un’unità navale militare antipirateria, la Cheonghae, nelle acque adiacenti allo Stretto di Hormuz.
E il sorgere delle nuove tensioni ha indotto il Dipartimento della difesa statunitense a mantenere nella zona dello Stretto di Hormutz il gruppo da battaglia della portaerei Uss Nimitz, comprensivo di 60 aeromobili, due cacciatorpediniere lanciamissili e un incrociatore, per fungere da deterrente contro Teheran. L’annuncio annulla l’ordine di rientro inviato pochi giorni fa alla portaerei per l’usuale rotazione delle forze, dopo 10 mesi di servizio ininterrotto nella regione.
A sostegno della decisione degli Usa, il segretario della Difesa facente funzioni, Christopher Miller, ha evocato “le recenti minacce dei leader iraniani contro il presidente Donald Trump e altri funzionari governativi Usa”.
Le esercitazioni iraniane e le minacce Houthi
Secondo la TV di stato iraniana l’esercito inizierà domani esercitazioni su larga scala che prevedono l’impiego di varie componenti delle Forze armate e l’uso di droni e armi antiaeree in funzione di deterrenza di possibili attacchi da parte di forze ostili.
La decisione degli Stati maggiori delle Forze armate iraniane non appare certo casuale e, quasi se non bastasse, dallo Yemen un portavoce dei ribelli sciiti Houthi, sostenuti dall’Iran, in una conferenza stampa ha minacciato gli Emirati e l’Arabia Saudita a seguito delle iniziative di risposta militare attuate dai due Paesi a seguito dell’attentato all’aeroporto di Aden della scorsa settimana.
L’ufficiale Houthi ha dichiarato che “abbiamo 10 obiettivi sensibili nelle profondità dell’Arabia Saudita che potrebbero essere colpiti in qualsiasi momento con i missili balistici e i missili da crociera che sono in grado di distruggere i target nemici più importanti”.
Il gioco sporco di Teheran
Le iniziative di Teheran e dei suoi alleati sembrano perseguire una politica di destabilizzazione politica e militare degli Stati Uniti. In vista dell’insediamento alla Casa Bianca di Joe Biden, infatti, l’Iran intenderebbe mettere sotto pressione il neo presidente in prossimità dei negoziati su un nuovo accordo nucleare e per chiedere la revoca delle sanzioni economiche. Ciò in netto contrasto sia con la mossa di Donald Trump di ritirarsi dall’ennesimo tentativo di ricerca di un accordo nucleare con il regime degli ayatollah, sia anche con le convinte ostative poste da Gerusalemme su un ammorbidimento della politica nei confronti dell’Iran, peraltro più che giustificate tenendo conto delle continue incursioni dei Pasdaran e degli Hezbollah nella zona del Golan, dei reiterati tentativi di ampliare le loro zone di influenza e della volontà di instaurare nuove basi nella zona. Inoltre, non è da escludere che l’atteggiamento di Teheran palesi una forma di provocazione posta in atto in considerazione dello spiegamento di forze messo in campo dagli Usa nel Golfo Persico.
Israele nel mirino? Anche Teheran
Una pressione che potrebbe indurre gli americani a fare la prima mossa con un attacco che, seppur limitato, potrebbe condurre il Medio Oriente a infiammarsi con il coinvolgimento di Israele che, a questo punto, diverrebbe il target più appetibile per Teheran.
Ma i piani di difesa di Israele non si fermano certo a un solo atteggiamento di passività. L’Iran teme le eventuali incursioni dell’aviazione israeliana che, grazie alle operazioni condotte dal Mossad nel 2018 proprio “sotto il naso” dei Pasdaran, è riuscito a fare razzia dei documenti segretissimi sulla localizzazione degli impianti nucleari e delle basi militari sotterranee iraniane.
Sul fronte delle milizie sciite in Libano e nel sud della Siria, le forze dell’Idf (Israel defence force) sono già allertate e schierate per affrontare eventuali incursioni dai confini. Stessa situazione nella zona della Striscia di Gaza, da dove a cadenza settimanale, i miliziani legati ad Hamas martellano le colonie ebraiche e le città di confine con razzi e missili forniti da Teheran con l’intermediazione di Hezbollah. Le azioni ritorsive di Gerusalemme con i raid aerei condotti contro le rampe di lancio a Gaza e dintorni, accompagnati dall’imponente schieramento di forze di terra, pur ottenendo un successo limitato ai soli obiettivi selezionati e non a più vaste operazioni, non scoraggiano le milizie degli arabo-palestinesi ma, certamente, ne limitano la libertà di azione e l’attuazione di eventuali blitz oltre confine.