Un sanguinoso attacco terroristico compiuto all’aeroporto di Aden, città dello Yemen meridionale, ha provocato ieri oltre 25 morti e 60 feriti. L’azione, sebbene ancora non rivendicata, sarebbe stata operata dai ribelli Houti filo iraniani in concomitanza con l’arrivo a Aden dei Ministri del Governo nazionale appena insediatosi alla guida del disastrato Paese della Penisola arabica.
L’aereo proveniva Riad, capitale dell’Arabia saudita, dove il governo era stato formato il 18 dicembre scorso con il sostegno e il contribuito della leadership della Casa reale saudita.
Sarebbero state almeno due le esplosioni che hanno coinvolto lo scalo aeroportuale di Aden provocate, secondo fonti della sicurezza yemenita, da missili lanciati da rampe stanziate nell’area di Al-Janad presso Taiz, località distante circa 170 km dall’obiettivo. Subito dopo le esplosioni, i Ministri sono stati trasferiti per motivi di sicurezza, presso il palazzo presidenziale al Maasheeq di Aden, ma poco dopo il loro arrivo un drone armato ha tentato di lanciarsi contro l’obiettivo venendo però intercettato e abbattuto dalla contraerea yemenita.
Il Primo Ministro, Maeen Abdulmalik Saeed, ha affermato che il governo eserciterà comunque tutte le sue funzioni dalla capitale temporanea, Aden, con il sostegno della volontà del popolo.
In un video, Abdulmalik, ha dichiarato che “l’attacco infido, vile e terroristico” che ha preso di mira l’aeroporto internazionale di Aden in concomitanza con l’arrivo del Presidente e dei Ministri nominati, pone il governo nelle “condizioni di dover ristabilire l’ordine nel Paese per ottenere la stabilità e la progressiva ripresa”.
Il presidente yemenita, Abd Rabbo Mansur Hadi, ha disposto la creazione di una commissione d’inchiesta per indagare sull’attacco definito dal ministro degli Esteri yemenita “un atto criminale e terroristico delle milizie sciite Houthi”. La Commissione sarà presieduta dal ministro dell’Interno, e comprenderà i rappresentanti dei comandi dei servizi di sicurezza, dell’intelligence e dell’autorità locale di Aden, in coordinamento con la coalizione militare a guida saudita.
Ma il portavoce dell’ufficio politico degli Houthi, Mohammed al Beketi, ha respinto le accuse di un coinvolgimento delle milizie sciite fedeli a Teheran nell’attentato dichiarando che “non abbiamo alcun legame con l’attacco di Aden, queste sono accuse fatte da un disco rotto”.
A seguito dell’attacco di ieri, i cacciabombardieri della coalizione a guida saudita hanno colpito questa mattina le basi dei ribelli filo-iraniani nella regione di Sana’a, distruggendo obiettivi militari e, a sud della città, anche alcune rampe di lancio di missili a media gittata forniti da Teheran. La televisione Houthi-run Masirah ha riferito che gli aerei avrebbero colpito almeno 15 località in diversi distretti della capitale.
Il conflitto in corso nello Yemen, ha raggiunto nel 2020 una situazione di stallo, con gli Houthi sostenuti dall’Iran che controllano la maggior parte dei centri abitati compresa l’ex capitale Sana’a conquistata nel 2014 e il governo del presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi, riconosciuto a livello internazionale, sostenuto da Riad e dalle potenze occidentali, che svolge le sue funzioni da Aden. A peggiorare la situazione nel Paese si aggiunge il Southern Transitional Council (STC), un’entità politico-militare che persegue l’obiettivo dell’indipendenza per lo Yemen meridionale in aperto contrasto con il Governo di Aden che vorrebbe unire il Paese.
I frequenti scontri con le forze del presidente yemenita, Abd Rabbo Mansur Hadi, complicano gli sforzi delle Nazioni Unite per la creazione delle condizioni di un cessate il fuoco generalizzato e permanente. Questo nonostante gli sforzi di Mohamed bin Salman che più volte ha tentato a mediare tra le parti affinché si uniscano al fine di stabilizzare il Paese e di liberarsi dall’influenza iraniana.