In un’intervista di tre ore al canale televisivo satellitare libanese Al-Mayadeen, il leader del gruppo terrorista Hezbollah, Hassan Nasrallah torna a minacciare Israele, gli Stati Uniti e i loro “alleati arabi”. Con l’approssimarsi della prima ricorrenza annuale dell’eliminazione di Qassem Soleimani, capo della Forza Quds in seno ai Pasdaran iraniani, portata a termine dalle forze Usa, Nasrallah ha rivelato di essere anch’egli in costante pericolo di vita. La Guida suprema di Hezbollah afferma di avere informazioni relative alla palesata volontà del principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, di aver “sollevato la questione” di un suo eventuale assassinio con l’amministrazione degli Stati Uniti. A seguito della ben poco velata richiesta saudita, gli americani avrebbero però anteposto un coinvolgimento diretto delle Forze israeliane per ogni eventuale operazione.
Secondo Nasrallah, “l’attacco ai leader di Hezbollah è un obiettivo comune israeliano-statunitense-saudita”, aggiungendo di essere stato messo al corrente di possibili azioni nei suoi confronti sia prima che dopo le ultime elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Proseguendo nel suo interminabile discorso televisivo, il leader di Hezbollah ha rivelato che il defunto comandante della forza iraniana Quds, Qassem Soleimani, è stato il fautore della fornitura a Gaza di missili guidati Kornet, di fabbricazione russa, ottenuti con l’aiuto concreto del presidente siriano Bashar al-Assad, che ha accettato di consegnare i missili sia ad Hamas e che alla Jihad islamica palestinese. Il Kornet è un missile guidato anti-carro, progettato per l’uso contro i carri armati introdotto in servizio per prima dall’esercito russo nel 1998, che le fazioni terroriste palestinesi potrebbero utilizzare contro i carri israeliani schierati a difesa dei confini con la Striscia di Gaza. Nasrallah, inoltre, ha sottolineato che “lo sforzo di Hajj Qassem Soleimani e della Forza di Quds nel sostenere le fazioni della resistenza palestinese è stato (tenuto, ndr) lontano dai riflettori e dietro le quinte”, tanto quanto le operazioni di riarmo di Hezbollah che nel solo ultimo anno avrebbe raddoppiato il numero dei missili avanzati in dotazione, questo “nonostante gli sforzi compiuti da Israele per impedirne l’acquisizione”.
In effetti, in Israele le preoccupazioni sono aumentate anche con la rivelazione di informazioni circa i piani delle milizie sciite di colpire le città costiere, tra queste Tel Aviv, con il lancio di missili di media gittata, forniti da Teheran, da navi mercantili. Vettori che sarebbero armati non solo di testate esplosive ma, stando a quanto riferito da fonti dell’Intelligence, anche di quelle “non convenzionali”. In parallelo alla rivelazione, Nasrallah ha affermato che, effettivamente, “è aumentata anche la capacità di Hezbollah di eseguire bombardamenti mirati” dai confini a nord dello Stato ebraico.
Israele in allerta
In una recente intervista rilasciata con il quotidiano online “Elaph“, Heday Zilberman, portavoce dell’esercito israeliano, ha riferito che il suo Paese sta monitorando i movimenti dell’Iran nella regione, aspettandosi che la minaccia arrivi dall’Iraq e dallo Yemen, sottolineando che i sottomarini israeliani sono impegnati a monitorare la situazione. Secondo l’Ufficiale israeliano, “abbiamo informazioni che l’Iran sta sviluppando droni e missili intelligenti che possono raggiungere Israele”, confermando quanto palesato a riguardo delle nuove insidie legate alla fornitura di nuovi armamenti anche alla fazione di Hezbollah. Zilberman ha dichiarato che “Israele non smetterà di colpire l’Iran in Siria e gli impedirà sia di guadagnare terreno sia di continuare a rifornire di armi e tecnologie avanzate a Hezbollah in Libano”. Discorso esteso anche alle altre milizie impegnate negli attacchi contro il territorio israeliano.
Una prima risposta concreta è stata fornita il 22 dicembre scorso quando il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, ha firmato un ordine di confisca di 4 milioni di dollari che sarebbero stati trasferiti dall’Iran ad Hamas nella Striscia di Gaza. L’Agenzia di stampa palestinese Ma’an, citando fonti israeliane, ha affermato che la decisione è stata presa sulla base di un input del Comando economico nazionale “per la lotta al terrorismo”, presa a seguito di una dettagliata segnalazione da parte dell’esercito israeliano. Secondo l’agenzia di stampa, Israele ha sostenuto che i fondi trasferiti ad Hamas attraverso una società di scambio, erano destinati a sviluppare le infrastrutture militari del movimento a Gaza, compresa la produzione di armi e il pagamento del salario ai miliziani. Primo sospettato per la movimentazione dei fondi risulta essere l’uomo d’affari di Gaza, Zuhair Shalmakh, e la società di cambio Al-Mutahedon, di cui è proprietario.
Nasrallah: “Per la vendetta di Soleimani è solo questione di tempo”
Un panorama fosco, dunque, quello che si presenta con l’avvicinarsi dell’anniversario ( 3 gennaio) della morte di Soleimani, che per le fazioni devote a Teheran rappresenta un’occasione unica per ottenere una rivincita nei confronti di Usa e Israele. Come affermato da Nasrallah durante la sua intervista, “per la vendetta di Soleimani è solo questione di tempo”. Una minaccia incombente per le due amministrazioni, ma che potrebbe allargarsi anche alle rappresentanze dei due Stati anche all’estero, Europa in primis.