Iran e Qatar stringono accordi. Secondo l’agenzia di stampa iraniana “Mehr”, il governo di Teheran avrebbe firmato un memorandum d’intesa per la cooperazione commerciale con il Qatar. L’accordo sarebbe stato raggiunto a seguito della settima sessione della commissione mista tra l’establishment di Doha e quello iraniano. Formalmente il protocollo è stato firmato dal ministro dell’energia iraniano, Reza Ardakanian, e il ministro del commercio e dell’industria qatariota Ali bin Ahmed al Kuwari.
Accordi tra Iran e Qatar
Parti fondamentali dell’intesa prevedono l’instaurazione di un gruppo di lavoro congiunto per il commercio tra i due paesi, la creazione di centri di commercio fra i settori privati, l’introduzione di uffici commerciali nelle rispettive ambasciate a Doha e Teheran. Inoltre, è previsto lo sviluppo della cooperazione fra le rispettive camere di commercio, l’introduzione di joint venture fra compagnie del settore privato e la collaborazione nei settori dell’elettricità, acque, fognature, gas, patrimonio culturale, artigianato e turismo. Sulla base del protocollo i due Paesi hanno concordato di condividere le rispettive esperienze e conoscenze tecniche nell’ambito della pesca, l’agricoltura e l’allevamento.
Ma vi sono due punti focali che potrebbero condurre a nuove tensioni. In particolare l’uso comune dei porti dei due Paesi per l’import-export e l’autorizzazione, da parte iraniana, all’utilizzo delle strutture portuali e delle ferrovie di Teheran per il transito e il trasporto delle merci da e per il Qatar.
Queste ultime disposizioni attuative rappresentano un’incognita in considerazione dei recenti Accordi di Abramo stipulati tra Israele e alcuni Paesi arabi, tra questi Bahrein, Emirati arabi e, in un futuro assai prossimo forse anche l’Arabia Saudita. Le tensioni nell’area sono palpabili, si teme che questo nuovo asse tra Teheran e Doha possa essere utilizzato per un interscambio di materiali in violazione dell’embargo che pesa sui due Paesi, viste anche le posizioni concordanti in fatto di politica estera e del crescente irrigidimento delle rispettive posizioni rispetto al processo di pacificazione avviato grazie anche alla mediazione del presidente americano Donald Trump.
In considerazione degli accordi descritti e delle possibili conseguenze, il nostro governo non si è espresso. Tanto per ricordare, in Libia siamo il Paese occidentale più impegnato nello strenuo appoggio al governo fantoccio di al Sarraj, al pari solo della Turchia e, per l’appunto, del Qatar. Politici e imprenditori italiani sono assidui frequentatori di Doha, con il cui governo sono stati raggiunti accordi commerciali anche per la fornitura di armi, in barba alle sanzioni che i Paesi del Golfo hanno irrorato al Qatar e, conseguentemente all’accordo con Teheran, è plausibile che tali armamenti perverranno quasi sicuramente nella disponibilità del Paese degli Ayatollah.
Gli accordi tra l’Italia e il Qatar
Il 27 maggio scorso, inoltre, il Senato ha ratificato l’accordo di cooperazione in materia di istruzione, università e ricerca scientifica tra Italia e Qatar, firmato a Roma nel 2012 tra l’allora premier Mario Monti e l’emiro Hamad bin Khalifa al Thani che poco dopo abdicò a favore del figlio Tami.
L’accordo è passato nonostante i forti dubbi espressi dalle opposizioni che hanno più volte sottolineato i legami di Doha con la Fratellanza musulmana e hanno parlato di “sottomissione”, di un accordo “di natura culturale” che consente al Qatar “di contaminarci tramite interscambio di studenti, interscambi universitari, la possibilità di pagare borse di studio, la possibilità di instaurare collaborazioni universitarie, di insegnare l’arabo in Italia, eccetera”.
Un allineamento, quello italiano, a delle realtà che non ci appartengono e che rischia di minare le amicizie e le alleanze storiche con Israele e Usa in primis.
Una posizione con il piede in due scarpe alla quale siamo ormai abituati ma che a livello internazionale non fa certo aumentare nè il nostro peso nè, tantomeno, la considerazione per la nostra politica estera.