Un accordo per un cessate il fuoco permanente in tutte le aree della Libia è stato firmato a Ginevra dalle parti in conflitto nel Paese. L’inviata speciale dell’Onu, l’americana Stephanie William, ha parlato di “un risultato storico”, che in parte è reale. Ma prima che si possa avviare qualsiasi processo politico che porti alla stabilizzazione della Libia, bisogna “ripulire” il paese dai combattenti stranieri (siriani e russi). Mercenari, pronti a impugnare le armi a favore di chiunque sia disposto a pagare. Chi si occuperà della loro partenza?
Al momento è difficile pensare che Erdogan, ad esempio, sia disposto a liberare la Libia da tutti quei siriani che ha trasportato per assistere Fayez al Sarraj (il premier dimissionario del governo di unità nazionale voluto dall’Onu), nella battaglia contro il generale Khalifa Haftar. E il primo a esprime dubbi sulla tenuta dell’accordo per il cessate il fuoco è proprio il presidente turco: “Non è ai più alti livelli – ha detto – e vedremo per quanto tempo sarà rispettato”. Certo, al momento il ruolo del Sultano nella vicenda libica potrebbe aver subito qualche contraccolpo. Sarraj si è dimesso e dopo la visita in Italia durante la quale ha incontrato Giuseppe Conte, forse non rientrerà mai più nel suo Paese. Alcuni lo vorrebbero già a Londra, dove potrebbe trasferirsi forse in via definitiva. Anche l’accordo sui confini marittimi, firmato proprio con Sarraj in cambio di armi per combattere contro Haftar, potrebbe non vedere mai la ratifica da parte dell’Onu. Ma questo non impedirà a Erdogan di “resistere” in Libia.
Che fine faranno dunque i combattenti presenti in Libia? L’argomento interessa sicuramente l’Italia, meta dei gommoni carichi di migranti che quotidianamente sbarcano sulle nostre coste. E il tema non è indifferente alle nostre forze di sicurezza che hanno ben presente il rischio. Ma il governo, ancora una volta, non è in grado di dare risposte a chi opera sul terreno, sia a livello diplomatico che a livello informativo e operativo. È il dramma dell’attuale politica estera italiana. L’accordo per il cessate il fuoco in Libia raggiunto a Ginevra, non può essere certo attribuito al ruolo determinante dell’Italia che in quei contesti conta nulla. Gli Stati Uniti, in particolare, sarebbero stati gli sponsor di tale intesa e (magari in accordo con la Russia), proveranno a traghettare il Paese verso una stabilità politica.