Riceviamo e pubblichiamo
Caro direttore,
mi trovo qui a scriverle questa lettera per denunciare quanto un cittadino romano sia messo in difficoltà dalla burocrazia che incontra quando ha bisogno di sapere se ha contratto il Covid-19.
Nel mio caso specifico non ha idea delle difficoltà che sto incontrando per riuscire a fare un tampone a Roma, nonostante sia una paziente neurologica, considerata quindi fascia debole, che per motivi di lavoro è stata a contatto con una persona risultata positiva al virus.
A nulla sono servite le numerose telefonate al numero regionale, all’Asl e al medico curante: se non hai i sintomi non devi far altro che aspettare e chiuderti in casa in autoquarantena. Poi, forse, dopo 10 giorni avrai diritto a fare un tampone.
Ma ci rendiamo conto? Io trovo che in qualche modo venga toccato, e non poco, il sacrosanto diritto che ognuno di noi ha: il diritto alla salute.
Sono sicura che quanto stia accadendo a me accada quotidianamente a moltissimi cittadini romani e non solo. Mi auguro che si trovi presto una soluzione perché così non possiamo andare avanti. Questa è un’emergenza troppo grande e la paura, la disorganizzazione delle istituzioni, fa sentire noi tutti fragili e deboli in un momento in cui dovremmo invece sentirci protetti.