La guerra fredda tra Usa e Cina si combatte in Italia, con la complicità del Vaticano.
La visita di Mike Pompeo in Italia probabilmente passerà alla storia come l’espressione della guerra fredda che si combatte tra Stati Uniti e Cina. Questa volta però, l’America ha un alleato in meno: il Vaticano, che si è schierato dalla parte della più grande dittatura comunista esistente. Andando oltre la cronaca dei due giorni in cui il segretario di Stato Usa è stato a Roma, quello che rimane è un clima di fortissima tensione diplomatica tra Washington, Pechino e il Vaticano. Se ai tempi della guerra fredda tra gli Stati Uniti e l’ex Unione Sovietica, il ruolo del Vaticano si caratterizzò per una forte presa di posizione contro il comunismo, che a sua volta rispondeva con persecuzioni nei confronti dei cristiani non solo all’interno dell’Unione sovietica ma anche negli altri Paesi del Patto di Varsavia, questa volta la Santa Sede si comporta in modo diverso. L’atteggiamento di Papa Bergoglio, almeno per il momento, non somiglia neanche lontanamente all’azione diplomatica di Giovanni Paolo II che, seppur tra molte contestazioni, portò avanti un dialogo con i sovietici al punto che da alcuni è considerato come uno degli attori che contribuirono alla scomparsa dell’Urss.
La visita di Pompeo in Vaticano non ha prodotto effetti: Bergoglio rinnoverà l’accordo con la Cina che rimarrà segreto. Il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, lo ha chiarito a margine dell’incontro che ha definito “cordiale”, ma durante il quale le posizioni su Pechino sono rimaste distanti. Bergoglio, dunque, non cede alle pressioni degli Stati Uniti aprendo la possibilità a scenari davvero variegati. Le elezioni americane, che si terranno il 3 novembre, in questo contesto rappresentano lo spartiacque tra due concezioni del mondo: quello che conosciamo e quello che potrebbe diventare se Joe Biden prendesse il posto di Donald Trump. In tanti sperano nel cambio alla presidenza Usa, attribuendo al candidato democratico la volontà di ammorbidire le tensioni con Pechino in un quadro di stabilizzazione delle relazioni diplomatiche di quello che molti già definiscono “il nuovo ordine mondiale”. Monsignor Carlo Maria Viganò, nell’intervista rilasciata a insideover.com, dichiara: “La Santa Sede appare oggi assalita da forze nemiche. Io parlo come vescovo, come successore degli apostoli. Il silenzio dei pastori è assordante e sconvolgente. Alcuni addirittura preferiscono appoggiare il Nuovo ordine mondiale allineandosi alle posizioni di Bergoglio e del cardinale Parolin che, frequentatore del Bilderberg Club, si è servilmente sottomesso ai suoi diktat, alla stregua di tanti esponenti politici e dei media mainstream. Sono persuaso che quanto ho denunciato nella mia lettera aperta al presidente Trump dello scorso giugno sia ancora valido e possa costituire una chiave di lettura per comprendere gli eventi che stiamo vivendo. Essa rimane un invito alla speranza”. Il Papa arrivato da lontano e che sta cambiando la chiesa, in quest’ottica sembra quasi l’Anticristo. Una posizione che non piace a quella parte dell’America conservatrice.
L’Italia in tutto questo, di fatto in mano ad una classe politica che da una parte non ha la capacità di gestire un tale “disordine diplomatico” e dall’altra strizza l’occhio al partito comunista cinese, si trova stritolata tra grandi potenze. E proprio per le nostre fragilità, la guerra tra Cina e Usa si combatterà in casa nostra.
La risposta di Pechino alle parole di Mike Pompeo è arrivata dall’ambasciata cinese in Italia e suonano come la difesa di un territorio ormai conquistato: “Il 30 settembre, il Segretario di Stato degli Stati Uniti Pompeo in visita a Roma ha nuovamente diffamato il Partito Comunista Cinese, attaccato senza motivo la politica interna della Cina e tentato di destabilizzare i rapporti tra Italia e Cina – si legge sul sito della sede diplomatica – Ci opponiamo fermamente e condanniamo con forza tali atteggiamenti. Il signor Pompeo calunnia la Cina con la scusa della tutela dei diritti umani, della libertà di religione e della cyber security. Le sue affermazioni traboccano di pregiudizi ideologici e di ignoranza sulla Cina. Nei 71 anni dalla costituzione della Repubblica Popolare, il popolo cinese, sotto la guida del Partito Comunista Cinese, ha percorso una via di sviluppo conforme alle esigenze nazionali ottenendo risultati che sono sotto gli occhi di tutti. I cittadini cinesi, appartenenti a tutti i gruppi etnici, godono oggi di un senso di soddisfazione, felicità e sicurezza senza precedenti. La valutazione se la situazione dei diritti umani, la libertà religiosa e la cyber security in Cina sia buona o meno spetta a chi ha maggior diritto di parola in merito, ovvero gli 1,4 miliardi di cittadini cinesi e non certo a un qualunque politico straniero”. E infine la minaccia: “In Italia c’è un proverbio che dice ‘chi semina vento, raccoglie tempesta’. Ci auguriamo che il gracchiante signor Pompeo metta fine al suo show prima possibile”. A questo punto è immaginabile una reazione degli Stati Uniti che, vista la posizione assunta dal governo italiano, abbastanza sbilanciata a favore di Pechino, potrebbe anche ritorcersi contro di noi.