Il 30 aprile 2018 il premier israeliano Benjamin Netanyahu mostrò in diretta televisiva parte dell’archivio segreto relativo al nucleare iraniano, che agenti del Mossad avevano trafugato a Teheran e portato in Israele. Secondo gli esperti dell’Intelligence israeliana e della Cia, che poterono visionare il materiale prima della rivelazione in mondovisione, quei documenti, rapporti, video e fotografie erano le prove che l’Iran, dopo aver firmato l’accordo che avrebbe dovuto fermare lo sviluppo militare delle ricerche nucleari, stava ingannando il mondo intero. Nel corso della conferenza stampa in diretta tv, il Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, aveva smascherato il governo degli Ayatollah dicendo: “Ecco le prove che il programma iraniano cerca ancora di creare l’arma atomica”. Secondo le rivelazioni l’archivio segreto era stato trovato e prelevato a Teheran dagli agenti israeliani, in un edificio che dall’esterno sembrava un normale magazzino. L’obiettivo dei Pasdaran, aveva poi affermato Netanyahu, era quello di produrre e installare su un missile balistico, una testata nucleare con potenza pari a cinque volte la bomba che distrusse Hiroshima. Israele, per poter provare al mondo la malafede iraniana, aveva rinvenuto e prelevato cinquantacinquemila files di informazioni che incriminavano l’Iran, e lo fecero eseguendo una vasta operazione d’Intelligence in una località segreta della quale, durante la conferenza, fu mostrata anche un’immagine. Il peso totale del materiale arrivato a Gerusalemme era di cinquecento chilogrammi.
È la trama del libro “Mossad, una notte a Teheran”, in uscita l’8 ottobre edito da ‘La nave di Teseo’, scritto da Michael Sfaradi, giornalista free lance in lingua italiana iscritto alla Tel Aviv Journalist Association, specializzato in politica mediorientale, analisi militari e reportage di guerra, che racconta, in uno scenario di fantasia, come potrebbe essersi svolta la vicenda e quali intrighi internazionali potrebbero averla caratterizzata fino al momento in cui il Mossad, su ordine del governo israeliano, decise l’operazione di recupero degli archivi segreti sul nucleare iraniano. Nel racconto si prova anche a ricostruire le tensioni politiche, diplomatiche e militari, che caratterizzarono il periodo che precedette le rivelazioni del Primo Ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, basate proprio sui documenti recuperati.
Agosto 2017. Report arrivati dai servizi segreti alleati, CIA e MI6 in particolare, che danno calma piatta sulla situazione iraniana, contrastano con le informazioni inoltrate da un agente infiltrato a Teheran che, invece, fa presente che lavori importanti sono eseguiti in quelle ore intorno alle centrali nucleari e negli uffici del ministero che si occupa del progetto nucleare. L’agente, nome in codice ‘Apostolo 04’ faceva parte di una rete di 12 agenti infiltrati in Iran e proprio perché 12 erano stati tutti soprannominati ‘Apostolo’. Questa discrepanza di informazioni convince il capo del Mossad a proporre al Primo Ministro una missione di infiltrazione ausiliaria di un’agente donna da affiancare ad Apostolo 04 per vagliare sul campo la validità dei rapporti inoltrati. Nel romanzo viene spiegata la dinamica dell’arruolamento nei servizi segreti israeliani degli agenti destinati ad essere infiltrati in Iran e qui viene raccontata la storia di uno dei personaggi più importanti, Apostolo 04 per l’appunto, al secolo Ilan Ghorbani. Ilan, già ufficiale dell’esercito, nasce in una famiglia di origini persiane che lasciò Teheran alla caduta dello Scià. In famiglia ha appreso le tradizioni iraniane, conosce usi, costumi e la lingua farsi parlata, ma non scritta e non letta. Un corso approfondito di lingua Farsi, tenuto da Saman Yeganeh, anche lei figlia di una famiglia scappata all’arrivo di Khomeini, sarà parte dell’addestramento.
Mossad una notte a Teheran