Si consolida l’asse Teheran-Ankara. Il 25 agosto scorso a Beirut, il vice segretario generale di Hezbollah, Sheikh Naim Qassem, ha ricevuto la visita dell’ambasciatore della Federazione russa, Alexander Zaspkin, giunto alla fine del suo mandato in Libano. Nel corso dell’incontro, avvenuto alla presenza dell’incaricato degli affari esteri dell’organizzazione Ammar al Mousawi, lo Sheikh Qassem ha inteso ringraziare la delegazione guidata da Zaspkin per gli sforzi compiuti in materia di cooperazione con le autorità libanesi nel rafforzamento del commercio, nella ricostruzione della zona del porto della capitale libanese e nelle politiche di sicurezza della regione che hanno condotto, secondo il vicesegretario di Hezbollah, a rivelare l’influenza negativa delle truppe Usa presenti in ampi spazi delle regioni a cavallo dei confini con la Siria.
Da parte sua, l’ambasciatore russo ha dichiarato al canale libanese Al Manar, controllato da Hezbollah, che l’atmosfera dell’incontro è stata più che cordiale e ha sottolineato lo sviluppo positivo delle relazioni tra la Federazione russa e l’organizzazione sciita guidata da Nasrallah negli ultimi anni. Ha voluto aggiungere che “con l’intervento della Russia la situazione in Siria è cambiata in meglio consentendo il ripristino della sovranità di Damasco in ampi spazi di territorio che renderà possibile il progressivo ritiro di tutte le forze straniere dal Paese”.
L’evoluzione della geopolitica della regione è stata al centro dei colloqui avvenuti durante l’incontro e, secondo i partecipanti, hanno dimostrato la vicinanza delle posizioni tra Hezbollah e la Russia. Secondo Zaspkin, il comportamento americano nell’area rappresenta un serio pericolo per la sicurezza poiché sarebbe proteso a controllare e destabilizzare, anche attraverso la collaborazione con Paesi alleati, l’intera area già storicamente in stato di guerra perenne.
Lo Sheikh Naim Qassem, a margine dell’incontro, ha affermato che “lo sforzo di Hezbollah è teso alla nomina di un suo Primo ministro e di un governo formato con il più ampio sostegno delle forze politiche rappresentate in Parlamento in modo che possano lavorare insieme per salvare il paese che oggi ha bisogno di tutte le armi dei suoi figli. Il desiderio del partito per un governo di unità nazionale o qualcosa di simile è solo quello di mobilitare energie e assumersi la responsabilità di tutti nella costruzione del Libano. L’esperienza ha dimostrato che la maggior parte di coloro che sono all’opposizione perché non rappresentati nel governo stanno lavorando per ostacolare il lavoro del governo e incitare i paesi stranieri a non aiutare il Libano e incitare a contrastare il governo. Tutto ciò è dovuto alla loro mancanza di partecipazione, ed è meglio che tutti siano rappresentati, se possibile, e comunque vedremo cosa succederà nei prossimi giorni, ma il Libano deve avere il suo governo per svolgere i grandi compiti di cui il Paese ha bisogno”.
A seguito dell’incontro con la delegazione russa, il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, si è dapprima recato presso il campo profughi palestinese di Ain al Hilweh, nel sud del Libano per essere successivamente ricevuto a Beirut dal leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah.
Oggetto dell’incontro gli esiti dei colloqui con l’ambasciatore russo ed il crescente ruolo di Iran e Turchia, le cui posizioni comuni, in fase di consolidamento, saranno l’oggetto di in un prossimo incontro delle massime autorità dei due Paesi, in relazione alla fornitura di uomini e mezzi militari da impiegare in funzione anti-israeliana. A tale proposito, la scorsa settimana, sempre a Beirut, è stato convocato un vertice tra i leader di Hamas, la Jihad islamica e Hezbollah. Dietro le quinte, si sono tenuti incontri che hanno coinvolto i capi del ramo palestinese della forza iraniana Quds, responsabile dell’assistenza militare e finanziaria ad Hamas e alla Jihad islamica. L’incarico della gestione di questo settore fondamentale è stato assegnato in via definitiva a Said Izadi e Ali Marshad Shirzi, esponenti dei Pasdaran.
Fonti convergenti di intelligence, hanno rivelato che Said Izadi sarebbe noto come dirigente a capo dell’ufficio politico dell’IRGC Quds Force del Lebanon Corp e sostenitore nonchè fornitore di armamenti per l’organizzazione terroristica Hamas.
Per l’intelligence rappresenta uno dei massimi referenti per le reti terroristiche già coinvolte in attentati in Thailandia, India, Nigeria e Kenya e sostituto provvisorio del defunto Qassem Soleimani nella gestione delle Milizie irachene protese a lanciare continui attacchi alle forze statunitensi in Iraq. Izadi è, inoltre, incluso nella black List dell’Onu, segnalato per le sue attività legate alla proliferazione missilistica e nucleare iraniana e il sostegno finanziario e militare fornito a gruppi militanti e terroristici, inclusi Hezbollah e Hamas.
In merito ai progressi iraniani sul nucleare, che vedono coinvolti numerosi cooperanti interni ad Hezbollah, lunedì scorso, la Commissione europea ha espresso “preoccupazione” per le carenze rilevate nell’applicazione da parte dell’Iran dei suoi obblighi ai sensi del Jcpoa, il Joint Comprehensive Plan of Action, l’accordo sul nucleare. Un ulteriore conferma si è avuta dall’agenzia internazionale per l’energia atomica che ha rilevato presso una centrale nucleare iraniana la presenza di una quantità di uranio arricchito pari a dieci volte quanto consentito dall’accordo internazionale.
Il portavoce per gli affari esteri della Commissione europea, Peter Stano, nel corso della conferenza stampa tenutasi lunedì, ha dichiarato di avere chiesto nuovamente all’Iran di fare retromarcia sulle sue attività in contrasto con l’accordo sul nucleare e di ritornare alla completa applicazione di tutti i punti del JCPOA.
Una situazione in progressivo divenire nella quale i recenti accordi diplomatici stipulati tra Israele, Emirati Arabi e Bahrein, avranno un ruolo primario sia nell’allineamento di altri paesi arabi alle linee tracciate con il ruolo fondamentale degli Usa e di Trump, sia pure nell’innalzamento delle tensioni con i regimi contrari ad ogni mossa di pacificazione con lo Stato ebraico, in primis proprio Iran e Turchia.
**Foto in evidenza fonte Al Manar