Charlie Hebdo di nuovo nel mirino dell’estremismo islamico. Dopo la minacciosa fatwa (sentenza di condanna) dell’ayatollah Khamenei emanata lo scorso 8 settembre, anche al Qaeda nella Penisola arabica promette vendetta contro la redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo, colpevole di avere riproposto le vignette anti-islamiche già pubblicate nel 2006 e seguite da scomposte reazioni di tutto il mondo islamico.
Le nuove minacce sono state pubblicate nella tarda serata di ieri con un comunicato diffuso sul web intitolato “In sostegno del venerabile messaggero di Allah”, in concomitanza con il 19° anniversario degli attacchi dell’11 settembre 2001 a New York e Washington, per sottolineare la contiguità delle azioni e la continuità del movimento jihadista mondiale.
Le vicende legate alle vignette “sataniche” riproposte dalla direzione di Charlie Hebdo, a cinque anni di distanza dal sanguinoso attentato del gennaio 2015 quando un commando di terroristi islamici fece strage di giornalisti all’interno degli uffici del settimanale, continuano a proporre strascichi inquietanti.
Mentre alla corte di assise di Parigi si celebrano le udienze contro i defunti fratelli franco-algerini Kouachi, autori materiali dell’attacco del 2015 che provocò 11 vittime, il 1° settembre scorso, proprio in occasione dell’apertura del processo, Charlie Hebdo ha riproposto le caricature del profeta che provocarono l’ira dei musulmani in tutto il mondo e fomentarono gli animi dei due fratelli ispirati e, probabilmente delegati da Al Qaeda nella penisola arabica, organizzazione terroristica diretta dal defunto “predicatore” Anwar al Awlaki, considerata una “gemmazione” del network legato a Oussama bin Laden.
Rifiuto e condanna per la nuova pubblicazione delle vignette satiriche di Charlie Hebdo sono arrivate anche da parte della prestigiosa università islamica al Azhar de Il Cairo che ha sottolineato il pericolo di esacerbare il risentimento religioso degli animi dei credenti, ma anche da Pakistan e Bangladesh dove l’Islam fondamentalista è la cultura imperante.
Una provocazione, quella del settimanale transalpino, intitolata “Tutto questo per niente”, a sottolineare l’inutilità di minacce e attacchi compiuti contro la libertà di pensiero che da sempre ha ispirato il giornale. Una libertà che nel corso degli anni è stata pesantemente messa in discussione nella laicissima Francia, nel frattempo invasa da centinaia di migliaia di soggetti “non assimilabili” nel tessuto sociale e, soprattutto, lontani anni luce dalla cultura illuminista che ha caratterizzato negli ultimi secoli i popoli d’Oltralpe.
E’ pur vero che se il diritto di critica e la libertà di pensiero rappresentano le basi di ogni democrazia, è anche vero che le provocazioni mirate possono comportare pesanti ripercussioni, anche considerato che gli interlocutori islamisti non brillano certo per tolleranza e cultura.
Il ministero degli Esteri di Teheran aveva già bollato le vignette come “una provocazione e un insulto” al mondo islamico e la fatwa emanata dall’ayatollah Khamenei, ha sottolineato come la mossa del settimanale francese “ha rivelato l’ostilità e l’odio del sistema politico e culturale occidentale verso l’islam e la comunità musulmana”.
In tutto questo è pur vero che i novelli paladini della libertà di espressione, non brillano per delicatezza, come ben evidenziato in occasione del sisma dell’agosto 2016 le cui scosse devastarono Amatrice e tutta la zona a cavallo di Lazio Umbria e Marche ed a seguito del quale Charlie Hebdo pubblicò alcune vignette che ironizzavano sui costruttori “mafiosi” delle case distrutte dal terremoto e sulle conseguenze dei crolli, assai poco satiriche, che rappresentavano gli italiani come “penne al pomodoro, penne gratinate e lasagne (le vittime dei crolli NDR)”.
Su questo è d’obbligo ricordare che la satira di “Charlie”, a differenza di quella di altre testate a livello globale, non ha mai ricoperto i canoni della trasversalità, colpendo indistintamente i soli “nemici” rappresentati dalla destra politica e dei diversi Credi religiosi evidenziando, in questo, il carattere della redazione. Nel caso del sisma di amatrice, la redazione transalpina ha inteso ironizzare sull’equazione italiani-pasta-mafia che da tempo immemore intenderebbe rappresentare il BelPaese, inutile dire, a torto.