Nonostante le “intuizioni” governative, non si ferma l’afflusso di clandestini sulle nostre coste. Pare non sia servito chiudere gli ingressi aeroportuali ai passeggeri in arrivo dall’Asia con regolare biglietto, poiché questi hanno trovato soluzioni assai più agevoli nei trafficanti, impegnati da anni nei trasporti sulle rotte marine per raggiungere il sud Italia senza intoppi, per giunta con l’aperitivo di benvenuto, e con l’aggravante dell’incognita Covid bypassata con le fughe dai centri protetti.
Chissà cosa avranno pensato il Presidente e il ministro degli Interni tunisini a fronte di un auto- invito del ministro Lamorgese richiesto per un incontro urgente dopo l’arrivo di 800 clandestini proprio da Tunisi. Al presidente Kais Sayed non pareva vero che, dopo l’amnistia promulgata nei confronti di centinaia di detenuti in occasione del 63° anniversario della Repubblica di Tunisia, tra i quali 859 scarcerati a breve e 213 al termine di pene ridotte al minimo, vi fosse un luogo alternativo dove liberarsi di tale pesante fardello umano per renderlo inoffensivo per il suo popolo. Ebbene sì, l’Italia di Conte c’è.
Peccato che i geni al lavoro si siano dimenticati delle migliaia di clandestini già nel nostro Paese, degli altrettanti in arrivo e, in particolare, delle segnalazioni giunte dalla Libia che sottolineano l’arrivo in Italia di oltre un migliaio di jihadisti partiti dalla Libia dove combattevano con la Turchia a sostegno del governo di al Sarraj. Ma lo spiccato acume dei sedicenti governanti nostrani ha anche sorvolato sul fatto che jihadisti e clandestini comuni usufruiscono dei medesimi “porti” di imbarco di Zuwara e Sabratha sotto il controllo proprio del Gna, sostenuto dai nostri prodi e di quelli di Sfax in Tunisia.
Non c’è che dire, un capolavoro da parte di chi si fregia, senza alcun consenso elettorale, di rappresentare il nostro Paese nel mondo.
Ma l’utilizzo delle rotte clandestine da parte dei jihadisti non è notizia (o informazione) di oggi. Noi e pochi altri, da anni segnaliamo il fenomeno. Peccato che la problematica dei clandestini, e jihadisti viaggiatori, sia scomoda da affrontare con la giusta severità.
Non si sa bene a chi giovi questo atteggiamento del “buon idiota” palesato dalle menti pensanti di Roma, se non ad accondiscendere ( o a sottostare) a più o meno velate minacce dei Paesi arabi di blocchi di forniture di combustibile o a un’apertura generalizzata delle frontiere marine verso l’Italia. Cosa che di per sé non rappresenterebbe certo una novità per chi da anni agevola il flusso dal nord Africa e si fa garante degli sgraditi nuovi arrivati che furoreggiano nelle nostre strade certi di una totale impunità. Farsi male da soli è solo questione di un attimo e in questo Tafazzi ha davvero fatto scuola. Complimenti !