Quasi duemila indirizzi web, decine di piattaforme digitali e Url. È il bilancio dell’operazione “Rad” portata a termine dalla Polizia Postale lo scorso 3 luglio nell’ambito del contrasto al terrorismo internazionale. Sono stati rimosse dal web ogni tipo di manualistiche digitali idonee a condurre attacchi terroristici. Ma la risposta dei cyber terroristi non si è fatta attendere e la pubblicazione di manuali e immagini su canali alternativi è già ripresa.
L’attività di prevenzione e contrasto al terrorismo online di matrice islamista, anarchica e suprematista, vede il servizio di polizia postale operare permanentemente nel monitoraggio di website, piattaforme di comunicazione online e commerciali ritenuti a rischio di infiltrazione da parte di soggetti operanti nell’ambito dell’indottrinamento e reclutamento dei network del terrore. L’operazione “Rad”, Referral Action Day on instructional material online, promossa da Europol è stata finalizzata alla ricerca e successiva neutralizzazione rimozione di contenuto illustrativi e manualistica, utilizzati per la pianificazione e la realizzazione di azioni violente. L’Action Day, ha visto coinvolte unità specializzate del Centro europeo antiterrorismo (Ectc) e rappresentanti di 18 Paesi, tra cui 13 Stati membri dell’Ue e 5 Paesi extra Ue.
L’attività ha preso di mira i contenuti online creati o utilizzati come materiale “didattico” diffusi in rete per ispirare e commettere attacchi nel contesto delle attività terroristiche di varia matrice ed estrazione. In particolare, i manuali prodotti “in casa” e le guide individuate nel corso dell’operazione costituiscono il principale strumento per la realizzazione di armi self made con effetti devastanti, soprattutto in relazione di quelli per condotti da attori solitari, i cosiddetti “Lone wolves”.
Durante le investigazioni condotte, gli esperti della sezione Cyberterrorismo del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni hanno rilevato, valutato e segnalato i contenuti online, inclusi manuali e tutorials su come preparare ed attuare attacchi terroristici, come selezionare gli obiettivi, come utilizzare le armi e costruire ordigni. Tra i documenti individuati numerosi contenevano istruzioni su come rimanere anonimi online e su come evitare di essere individuati durante la pianificazione di un attacco terroristico.
L’attività ha permesso la rimozione di un numero complessivo di 1724 indirizzi web riconducibili a 113 piattaforme digitali utilizzate per la propaganda jihadista e 182 Url su 67 piattaforme web nell’ambito dei contenuti riferibili all’area dell’ultradestra ed antagonista/anarchica.
La risposta della Jihad
Successivamente all’operazione condotta dalla Polizia postale il 3 luglio scorso, i cyber-terroristi hanno comunque ripreso nella pubblicazione di manuali e immagini, utilizzando canali alternativi e nuove entità digitali comparse all’indomani della conclusione delle indagini promosse dall’Europol. In alcuni casi le iniziative si sono rivelate frutto di improvvisazione e dell’urgenza di emergere, come nel caso dell’East asian media foundation, legata allo Stato Islamico e comparsa sul web con alcuni photoshop di incitamento alla Jihad contenenti banali errori grammaticali nelle traduzioni.
Particolarmente attive sul web, si sono rivelate le cellule dell’Isis operanti a Niniwe, con la pubblicazione di azioni terroristiche, immagini di martiri e sermoni di incitamento alla Jihad.
Le attività propagandistiche del Daesh si sono concentrate proprio sulla sicurezza dei Cyber terrorist, con le istruzioni per il download di un manuale di istruzioni per la navigazione sicura sul web. Mentre Hezbollah, formazione storicamente legata al regime iraniano, ha inteso mostrare i muscoli con la pubblicazione di video di nuovi missili e di incitamento ad azioni contro Israele in relazione alla possibile annessione di territori della Cisgiordania da parte del governo di Gerusalemme.
I Pasdaran iraniani, di pari passo, continuano nelle celebrazioni post mortem di Qasem Soleimani, il generale iraniano neutralizzato nel gennaio scorso da un attacco condotto da droni statunitensi, poichè responsabile di innumerevoli crimini di guerra ed azioni terroristiche in danno sia della popolazione civile irachena che di interessi occidentali e israeliani. Tra gli obiettivi preferiti dalla Guardia della rivoluzione islamica e dal Vevak, il servizio segreto iraniano, rientrano come sempre gli Stati Uniti e Israele, ma anche la paventata volontà di ampliare il proprio bacino di influenza ai confini meridionali di Siria e Libano con l’invio di volontari e miliziani oltre che di armamenti offensivi da utilizzarsi soprattutto contro i territori ebraici oltre confine.
Un eterno duello, quello tra gli jihadisti e l’Occidente che non permette momenti di calo dell’attenzione, pur nella quasi assenza di azioni eclatanti da parte dei seguaci della guerra santa, come avvenne dopo alcuni mesi dopo l’11 settembre 2001, o dopo la morte di Bin Laden e Al Baghdadi, quando buona parte degli apparati di contrasto al terrorismo vennero ridimensionati dalle varie Governance ritenendo quasi impossibile una seria rinascita dello jihadismo, venendo puntualmente smentiti dai fatti.