Dopo Cina, Venezuela e Qatar adesso la Turchia. Il governo italiano è diventato “amico” anche di Erdogan. E domani il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, si recherà a Tripoli per chiedere a Sarraj (e quindi ai turchi) di poter “rientrare” in Libia. La politica estera del governo Conte, dunque, ha prodotto il risultato di costringerci a stringere accordi con i Fratelli Musulmani per mantenere uno spazio nel paese in cui abbiamo fortissimi interessi economici e strategici. Insomma, una disfatta che sarà difficile recuperare.
Da una parte, dunque, vendiamo navi militari all’Egitto che ha praticamente dichiarato guerra ad Ankara per il ruolo che ha in Libia, dall’altra trattiamo con la Turchia per avere un posto (o almeno preservarlo) nel paese nordafricano. Forse ci offriremo per sminare l’area di Tripoli dopo i combattimenti tra l’esercito del generale Haftar e le milizie al fianco di Sarraj. Nelle intenzioni del governo, secondo indiscrezioni, ci sarebbe anche l’idea di “dare una mano” per riattivare l’aeroporto di Mitiga. Ma occorre ottenere il via libera del presidente turco, che potrebbe decidere di lanciarci un osso per continuare a rimanere in un territorio dove per anni abbiamo goduto di una indiscussa supremazia.
Come finirà questa storia? Al momento non lo sappiamo per certo. Possiamo limitarci alla cronaca degli eventi. Secondo alcune fonti, gli Stati Uniti avrebbero preso accordi con Erdogan per eliminare la Russia in Libia. Certo, gli Usa avrebbero potuto scegliere come partner l’Italia con tutti i benefici che per noi ne sarebbero conseguiti, ma le simpatie del M5S per il Venezuela e gli ampi spazi concessi alla Cina hanno messo una serie ipoteca su questa possibilità.
E adesso, a pochi chilometri dalle nostre coste, la Fratellanza musulmana rischia di dettare le condizioni dei futuri equilibri nel Mediterraneo.
In questo scenario, però, è bene non dimenticare il ruolo della Francia, che non gradisce affatto l’ingerenza dei Turchi in Libia e appoggia Haftar e i suoi alleati egiziani e di altri Paesi arabi che si oppongono decisamente alla presenza ottomana nella zona.
E proprio la Libia rischia di ospitare un conflitto per l’egemonia del Mediterraneo pericoloso per il nostro Paese. Forse anche a questo si riferiva il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, quando questa mattina, durante la cerimonia di chiusura dell’anno accademico del Centro alto studi della difesa, ha dichiarato: “Lo scenario internazionale non presenta alcun tendenziale miglioramento. Al contrario, la pandemia sta ulteriormente aggravando contesti già complessi, sotto il profilo economico e sociale, e rischiamo pertanto di assistere ad un aumento delle minacce e ad una crescente instabilità, che associata alla dinamica demografica e alle condizioni di sottosviluppo che caratterizzano tante aree del cosiddetto ‘Mediterraneo Allargato’, configurano tutte le premesse per generare e cronicizzare conflitti armati, con inevitabili ricadute anche sulla nostra sicurezza”.
Foto in evidenza: profilo Twitter Luigi di Maio. Incontro con Cavusoglu, il ministro degli Esteri turco.