Quattordici punti. Tanti, secondo un sondaggio della Cnn, sono i punti che distanzierebbero il Presidente Trump e il suo più probabile sfidante nelle elezioni di novembre, Joe Biden. Una distanza abissale e assai pericolosa se si guardano i precedenti che in America, più che in ogni altro Paese, contano assai. Cifre così considerevoli di dissenso, infatti, si sono registrate negli ultimi cinquant’anni solo nei confronti di Jimmy Carter e di George H. Bush, gli unici due presidenti del dopoguerra ad aver fallito la conferma.
In questo quadro a pesare è la criticatissima gestione dell’emergenza Covid, prima pericolosamente sottovalutata dalla Casa Bianca e poi obiettivamente mal gestita, specialmente circa l’aspetto della comunicazione. Sui numeri poi, pesa l’onda emotiva dell’omicidio di George Floyd, oltre che un fisiologico raffreddamento dell’opinione pubblica sul gradimento del presidente in carica.
C’è da dire che, quasi sempre, ad esclusione forse del periodo che coincise con la scadenza del primo mandato di Barack Obama, i numeri non sono mai stati dalla parte di Pennsylvania Avenue. Seppur meno netti, anche i sondaggi che precedettero le presidenziali del 2004 con la sfida tra il Presidente George W. Bush e lo sfidante John Kerry erano a dir poco favorevoli al candidato democratico. Eppure la sfida finì col trionfo di Bush. Insomma, la sovraesposizione mediatica di Trump, a fronte di un Biden totalmente assente dai circuiti radiotelevisivi, tutti concentrati sulle misure e sui comunicati della Casa Bianca.
C’è da dire che a questo sondaggio-monstre manca ancora un pezzo, ossia il fuoco amico democratico che probabilmente riprenderà in vista della convention democratica di Milwaukee di agosto, che incoronerà con ogni probabilità Joe Biden così come quattro anni fa incoronò Hillary Clinton, un’altro cavallo vincente nei sondaggi ma perdente nelle urne. Così come accadde a Hillary, la ormai probabile sconfitta di Sanders non sarà indolore e la vendetta del senatore del Vermont potrebbe costare anche a Biden quella vittoria che alla Clinton sfuggì proprio nell’ultima settimana di campagna.