Al tempo del covid-19 dopo le chiese anche le moschee potrebbero tornare a ospitare i fedeli per la preghiera. Per i musulmani in Italia, circa 2,5 milioni, le restrizioni imposte dall’emergenza coronavirus sono concise anche con l’inizio del Ramadan, mese sacro per gli islamici. E se una parte dei musulmani lavora per trovare soluzioni che possano mettere insieme il diritto alla preghiera con le misure di sicurezza sanitaria e ha rispettato fino ad ora le regole, dall’altra si rischia che molti luoghi di culto possano consentire un flusso di fedeli non controllato. Già mercoledì, infatti, una moschea dell’Eur è stata chiusa e l’imam denunciato per “svolgimento di attività ricreativa senza autorizzazione”. Nella Capitale ad esempio, dove sono circa 100 le moschee, la metà di queste sfugge ad ogni controllo, anche quello delle associazioni nazionali che raggruppano i luoghi di culto sparsi sul territorio nazionale.
Presidente Ucoii: “Le moschee piccole o medie potrebbero non essere in grado di rispettare i protocolli”
“Le moschee piccole o medie non aderiscono a realtà associative nazionali – spiega a Ofcs.report Yassine Lafram, presidente Ucoii a cui aderiscono 163 moschee in Italia – questo mi preoccupa perché i luoghi di culto sono piccoli o medi e molti potrebbero non essere in grado di rispettare i protocolli. Ecco perché siamo molto cauti nelle comunicazioni. A tutte le moschee dico: quando sarà decisa una data, se siete in grado di gestire in sicurezza aprite, altrimenti avete l’obbligo di restare chiusi”.
Al Viminale un tavolo con le fedi acattoliche
Al Viminale sono già partite le interlocuzioni con i rappresentanti di alcune associazioni che hanno portato ad una prima bozza sulle misure di sicurezza da mettere in atto per riaprire i luoghi di culto. Dopo varie lettere e sollecitazioni, infatti, il ministero dell’Interno ha deciso di aprire un tavolo con le fedi acattoliche in modo da garantire a tutti il diritto di culto.
Due le date importanti su cui si discute
Il 18 maggio, quando nelle chiese si torneranno a celebrare le messe e che potrebbe essere anche il giorno del ritorno in moschea per i fedeli musulmani, e il 24 maggio fine del Ramadan. “Stiamo lavorando ad un protocollo ad hoc, ma non abbiamo una data per la riapertura. Deve prevalere la prudenza e la precauzione. Vogliamo riaprire ma in sicurezza – spiega ancora Lafram – Abbiamo inviato lettere al ministero dell’Interno per avere delucidazioni su come comportarci per le eventuali riaperture considerando il Ramadan e il fatto che solitamente in questo periodo le moschee sono affollate. Il 24 maggio, inoltre, è la fine del mese sacro e si celebra la festa congregazionale a cui partecipano tantissime persone. Auspichiamo che ci sia una soluzione specifica”.
Tra le proposte, per il 24 maggio si pensa a celebrazioni da svolgere all’aperto in tutti quei luoghi in cui sarà possibile. Le norme per la riapertura in sicurezza che fino ad ora il documento elaborato con il Ministero riporta sono: igienizzazione dei luoghi di culto, prima e dopo le funzioni religiose; invito a privilegiare luoghi all’aperto ovunque sia possibile; rispetto del distanziamento tra i presenti; disponibilità di presidi e dispositivi igienici (mascherine, guanti e disinfettanti) a disposizione dei frequentatori; massima disciplina nell’accesso e nel deflusso dal luogo di preghiera.