Covid-19 e Ramadan. Quest’anno il mese sacro del digiuno e della preghiera islamica, che inizierà la sera del 23 aprile e terminerà nella serata di sabato 23 maggio, dovrà coesistere con le restrizioni imposte dall’emergenza covid-19. Niente preghiere comuni, assembramenti o affollate cene per la rottura del digiuno. In molti, soprattutto negli ultimi giorni, si sono interrogati su come i musulmani affronteranno questo periodo.
In realtà, sarà un banco di prova per i controlli (talvolta esasperati) che il Governo ha disposto nei confronti dei cittadini. Vedremo se per eventuali raduni o assembramenti dei fedeli islamici soprattutto durante le preghiere serali per l’Iftar, appunto la rottura del digiuno, celebrato in comunità, varranno le stesse regole e controlli. Purtroppo, a fronte di una comunità islamica e islamista ormai presente e radicata sul nostro territorio, il numero di moschee o sale di preghiera è cresciuto a dismisura e risulta parzialmente fuori dal controllo delle forze di Polizia.
In questo specifico momento, però, serve maggiore attenzione anche alle frange di clandestini che spesso frequentano le moschee, a fronte dei cittadini italiani ormai costretti agli arresti domiciliari da quasi due mesi. I sacrifici, i divieti e le costrizioni ai quali tutti noi siamo sottoposti, sfuggono all’accettazione dei “nuovi arrivati” che, consci dell’atteggiamento buonista a cui tende certa classe politica del nostro Paese (non ultimi gli esponenti di questo Governo “autonominatosi” tale), sfuggono ad ogni regola e ad ogni controllo. È bene ricordare che il periodo del Ramadan durerà circa 40 giorni, durante i quali il virus potrebbe vedere aumentata la sua diffusione proprio nei luoghi di ritrovo dei credenti musulmani radunati per le preghiere rituali. Maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine, dunque, potrebbero evitare al nostro Paese nuovi e pericolosi focolai della pandemia da covid-19, anche in considerazione del numero sconosciuto di clandestini presenti in Italia e l’elevato numero di quanti, tra loro, si riconoscono come devoti all’Islam.