Fermento nel mondo militare a causa di quanto accaduto ieri in Commissione Difesa del Senato in merito alla salvaguardia dei datori di lavoro. Le forze armate si interrogano sulla portata di una norma che escluderebbe la responsabilità dei vertici rispetto ai danni per esposizione dei militari al rischio contagio da coronavirus.
Riportiamo il passaggio incriminato e di seguito le valutazioni dell’Unione Sindacale Italiana Carabinieri e del Sindacato Nazionale Finanzieri.
“3) valuti il Governo, in conformità con quanto previsto in situazioni analoghe per le altre amministrazioni dello Stato, di garantire forme di tutela, in sede civile e penale, nei confronti dei responsabili delle strutture delle Forze armate (compresa l’Arma dei carabinieri), limitando la loro responsabilità qualora questi abbiano assolto agli obblighi di informazione del personale sui rischi di contaminazione da agenti virali, e gli ordini emanati siano conformi alle indicazioni fornite dalle autorità sanitarie”.
Usic: salvaguardia dei Generali o incapacità governative?
Per capire meglio la richiesta di alcuni Senatori di Forza Italia alla Commissione Difesa del Senato, relativamente alla salvaguardia dei datori di lavoro, occorre fare una analisi di quanto accaduto sino ad oggi. Il Decreto Legge 2 marzo 2020 nr. 9 art. 21, demanda ai servizi sanitari delle varie Amministrazioni di Forza Armata, la profilassi da adottare per il CONTENIMENTO della diffusione del virus Covid-19. Le Amministrazioni in ossequio alle direttive del Ministero della Salute con Circolari nr. 0005889 del 22.02.2020; 0006360 del 27.02.2020; 7922 del 09.03.2020, hanno prodotto le loro circolari in merito che si sostanziano nel sottonotato schema
Questo ovviamente è solo uno dei passaggi della direttiva emanata ma è molto indicativo per capire come si obbliga il datore di lavoro ad emanare direttive penalizzanti per l’operatore di sicurezza.
Quindi da una parte abbiamo un Governo che attraverso decreti e circolari, chiede di disattendere le norme sanitarie di sicurezza e dall’altra abbiamo le Amministrazioni che sanno di dover adempiere ad un compito che porterà il datore di lavoro, responsabile della sicurezza del lavoratore a soccombere in una marea di risarcimenti danni.
La dimostrazione è data dalle attuali percentuali di contagi che per la popolazione Italiana è dello 0,1% circa per i soli Carabinieri è indicativamente superiori allo 0,2%. Questo a significare che le misure volte al contenimento del virus, in relazione all’Arma dei Carabinieri, sono vergognose e per nulla efficaci, anzi porta l’operatore di sicurezza ad essere un untore sano di virus.
Le Amministrazioni per nulla sprovvedute, immaginando di quanto potrebbe sicuramente accadere, attraverso i loro contatti parlamentari, hanno chiesto la loro salvaguardia. Come dire la colpa non è mia ma non posso pagare i danni al personale ed ai civili per colpa delle inefficienze Governative.
In definitiva abbiamo un decreto legge che parla di contenimento, delle circolari ministeriali che pretendono il contrario e le Amministrazioni che cercano di tutelarsi attraverso amici Senatori.
Ed i Carabinieri? Basta un foglio informativo sui rischi che corrono, una mascherina da non indossare, una tuta operativa da custodire in armadio e come sempre subire le ingiustizie e subirne le conseguenze.
In definitiva l’ennesima occasione persa dai Senatori firmatari dell’emendamento per cercare di tutelare tutti i Carabinieri da provvedimenti Governativi inaccettabili.
L’Unione Sindacale Italiana Carabinieri si appella al Presidente delle Repubblica, Capo Supremo delle Forze Armate per chiedere tutele per i Carabinieri, oggi negata da un Governo inefficace e da un Parlamento inattivo.
Sinafi: “No a norme che permettano, a priori, “l’immunità penale” per il ruolo della dirigenza”.
Apprendiamo con sconcerto dell’invito fatto al Governo ed approvato all’unanimità, dalla Commissione Difesa del Senato nella seduta di ieri, in occasione dei lavori di approvazione del DDL 1766 (legge di conversione del DL 18/20) di valutare l’approvazione di una norma che escluda la responsabilità in materia di sicurezza sul lavoro, in sede civile e penale, per i dirigenti delle strutture delle forze armate, compresa l’Arma dei Carabinieri. Le uniche condizione, l’aver assolto gli obblighi di informazione nei confronti del personale, circa i rischi di contaminazione da agenti virali e la conformità degli ordini emanati alle indicazioni fornite dalle autorità sanitarie.
I nostri pensieri e quelli di migliaia di colleghi di ogni forza o corpo armato, ci riportano, inevitabilmente, ad alcuni anni fa quando fu approvata analoga legge che escludeva la responsabilità penale per i comandanti del naviglio di Stato, per le malattie asbesto correlate contratte dal personale in attività di servizio.
Guarentigie inaccettabili in un momento in cui esistono scarse forniture di DPI per la protezione del personale, informazioni e disposizioni non chiare ed univoche, supportate da una base scientifica.
La responsabilità del dirigente può venir meno solo in presenza di un “comportamento elettivo”, ovvero volontario, palesemente abnorme e svincolato da qualsiasi forza maggiore o necessitata, adottato dal lavoratore in conseguenza del quale si è verificato un infortunio sul lavoro.
E’ paradossale che anziché attivarsi per fare in modo di rafforzare la tutela delle condizioni lavorative di centinaia di migliaia di donne e uomini in uniforme, che oggi risultano fortemente esposti, di verificare se abbiano i necessari dispositivi di protezione individuale, nonché se le Amministrazioni stiano applicando le norme emanate dal Governo per ridurre la presenza nelle caserme del personale, anche al fine di soddisfare l’obbligo di mantenimento della distanza di sicurezza (droplet), e, quindi, evitare contagi, si concentrino sull’esigenza di emanare, a priori, ampie forme di deresponsabilizzazione della dirigenza.