In passerella e in foto la disabilità smette di essere un tabú. Lo dimostra la scelta di molti stilisti di mostrare non più la sola perfezione come finora si è intesa ma anche una perfezione sconosciuta e per troppo tempo temuta. L’anno scorso alla Fashion Week di Tokio lo stilista Takafumi Tsuruta ha portato in passerella modelle con gravi disabilitá: non solo carrozzine e bastoni ma anche gambe in titanio. Non solo in Giappone, anche in Italia, a Salerno, lo scorso dicembre hanno sfilato modelle disabili presso il Salone dei Marmi, in occasione dell’Equality Art e Fashion Show, da un’idea della lookmaker Francesca Ragone. A partecipare a questa nuova tendenza ci sono anche grandi firme come Diesel e Desigual che hanno scelto una modella affetta da vitiligine per la collezione primavera/estate. Ciò che c’è di vero è che quello che prima era un difetto oggi si trasforma in moda.
Micaela Zuliani, fotografa che vive a Milano non è nuova al mondo di chi per troppo tempo si è voluto nascondere. Con il suo progetto fotografico ‘Portrait de Femme’ ha cercato di stupire ma soprattutto di far conoscere tramite i suoi scatti, delle realtà che esistono ma che andrebbero messe più a fuoco. Foto che ritraggono la verità così com’è, affrontando il tema dei disturbi alimentari, della maternità, dell’amore e delle disabilità. “Amo fare foto ritratto perché raccontano la persona per quella che è ma fanno vedere anche qualcosa che sennò non si vedrebbe” ha detto a Ofcsreport Zuliani.
Raccontaci di questo progetto, Portrait de Femme.
“Portrait de Femme è nato da una mia esigenza di raccontare le donne in un modo nuovo. Cercare di guardare oltre i loro problemi e disagi. Il ritratto racconta la persona e ne aggiunge qualcosa. Davanti l’obiettivo non ci sono donne che si mettono in posa, ma con la macchina fotografica cerco di raccontare sfumature nuove tanto che a volte la stessa donna può sembrare diversa. Partendo dai ritratti mi piace quindi raccontare ciò che viene nascosto, vivendo nella consapevolezza che la nostra società vede ancora la donna come un oggetto. Mi piace raccontare realtà diverse e affrontare il tabù della disabilità da un’altro punto di vista”.
In che senso?
“Ho cercato di mostrare che anche le donne disabili sono sensuali perché la sensualità e la bellezza non sono altro che la consapevolezza che hanno di loro stesse. Anche nella disabilitá c’è amore ed esistono coppie affiatate. Mi piaceva l’idea di mostrare esattamente questo”.
Hai trovato difficoltà nel riuscire a leggere dentro le modelle che hai ritratto? Hai visto in loro imbarazzo?
“Io non ho visto la loro disabilitá, ho voluto vedere ciò che c’è dentro ma anche fuori di loro. Quando fotografo racconto chi ho davanti e tratto tutti allo stesso modo. È bene che quando si sta sul set ci si senta in famiglia, questo è fondamentale perché soltanto così le foto sono vere, credibili e belle. In Portrait de Femme ci sono molte foto boudoir, nel quale ho coinvolto la giornalista e blogger Valentina Tomirotti che mi aveva contattata per fare delle foto che raccontassero la sua disabilità in una maniera che però, secondo me, era giá vista. Le ho proposto di fare foto boudoir, sicuramente anticonvenzionali e lei ha subito accettato e il risultato è stato di fatto ciò che mi aspettavo; abbiamo raccontato una storia e l’abbiamo fatto in modo nuovo che ha un po’ scosso tutti. Con lei come con altre modelle non è stato difficile lavorare perché oltre a stare al gioco hanno mostrato la loro parte più intima in maniera davvero bella e nelle foto si è visto”.