L’alleanza anglofona Five Eyes si allarga per l’intelligence sharing militare e del cyberspazio. È stato infatti annunciato un ampliamento dell’attività di cooperazione per rafforzare l’attività di information sharing e di difesa strategica allargata alla Five Plus Alliance.
I cinque paesi dell’accordo Five Eyes (Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda), collaboreranno così con partner esterni all’alleanza tra i quali Francia, Giappone, Corea del Sud e, soprattutto, Corea del Nord che presenta particolare interesse militare, specie con riguardo alla potenza missilistica balistica, la cui attività di testing balistico/nucleare nordcoreana continua a destare preoccupazione tra i paesi del sodalizio. L’attività di cooperazione annunciata dall’alleanza “allargata” tiene anche conto delle recenti dichiarazioni del leader nordcoreano Kim Jong Un circa la volontà della Corea del Nord di sottrarsi alla moratoria autoimposta sul missile a lungo raggio e sui test nucleari avviati nel 2018. Per questa ragione, secondo fonti giapponesi, la principale attività di studio con i nuovi partner avrà focus proprio sulle capacità e organizzazione militari della Corea del Nord.
Mission dell’alleanza sarà la più agile intelligence sharing proveniente da fonti sensibili attraverso soprattutto l’attività di SigInt (Signal Intelligence legata all’attività di intercettazione dei segnali attraverso l’intelligence elettronica e l’intelligence delle comunicazioni) nonché quelle di OsInt e SocMInt associata alla tradizionale e per certi versi irrinunciabile HumInt. A queste attività si aggiunge quella di studio e condivisione delle informazioni sulle attività militari che integra ed amplia i protocolli di condivisione già esistenti tra alcuni paesi dell’alleanza tra i quali il trilaterale TISA del 2014 tra Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud ed il bilaterale GSOMIA del 2016 tra il Giappone e la Corea del Sud.
Al centro della strategia di intelligence sharing anche la reazione di un fronte comune tra i paesi della “plus alliance” per una più efficace protezione del dominio cibernetico dai pervasivi attacchi informatici provenienti e comunque ascrivibili dalla Cina. A quest’ultimo proposito, la recente presa di posizione del governo britannico sullo sviluppo del 5G in UK e l’apertura, seppur con limitazioni, al colosso cinese Huawei (in netta contrapposizione con la parte conservatrice del Parlamento più vicina alla linea Trump) rappresenta, nell’ottica dello “sharing” dell’alleanza, un potenziale motivo di imbarazzo diplomatico tra Usa e Regno Unito, soprattutto in relazione alla cooperazione di intelligence. Non va infatti sottovalutato il notevole disappunto manifestato dalla Casa Bianca sulla posizione del Premier Boris Johnson, specie ove si consideri che il colosso cinese rappresenta per gli Stati Uniti un fornitore inaffidabile alla luce dei nebulosi coinvolgimenti in vicende di spionaggio, invero sempre negate da Huawei. In questo scenario, l’alleanza anglofona, potrebbe risentire di un “raffreddamento” dei consolidati rapporti di cooperazione tra i due paesi, sebbene a tal proposito, secondo fonti Reuters, il Segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha dichiarato che la condivisione dell’intelligence Five Eyes andrà avanti nonostante la decisione del Regno Unito su Huawei.