Non c’è niente da fare, finché non prendono la parola gli esperti, e cioè quelli in possesso di quell’imprescindibile bagaglio di conoscenze tecniche, professionali e culturali che dovrebbe costituire il requisito minimo per parlare in modo competente, chiaro e sensato, la gente comune non potrà mai capire come stanno veramente le cose, e questo in qualsiasi campo.
Ed è ovvio che sia così, perché finché si rimarrà appesi ad ascoltare quel che qualcuno fa dire a quella ragazzina svedese sul clima, piuttosto che interpellare chi il clima lo ha studiato e lo conosce, e cioè gli scienziati (avete fatto caso che di tutti quelli che si occupano di quello che è stato eletto a problema del secolo, il c.d. “riscaldamento climatico”, non uno degli scienziati veri è stato mai ascoltato?), non se ne uscirà mai. E così è anche per il c.d. caso Gregoretti.
Certamente, è da escludere che la gente possa capirci qualcosa, visto il quantitativo di disinformazione mirata cui è fatta oggetto quotidianamente, in modo subdolo e finalizzato, da certi media, tanto compiacenti quanto ignoranti.
Tralasciando il “compiacenti”, visibile a occhio nudo anche da un cieco, e ”ignoranti”, anche questo di immediata percezione, solo facendo caso all’improprio utilizzo di termini che regolarmente fanno questi, del tutto indifferenti alla realtà, come anche le matricole di giurisprudenza di qualsiasi università italiana avranno ben percepito, voglio richiamare l’attenzione su un altro aspetto, che è poi quello fondamentale, ed è un aspetto che emerge con estrema chiarezza dal pezzo a firma di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, pubblicato oggi su scenarieconomici.it, che illustra in modo chiarissimo quale sia lo stato dell’arte, almeno sotto il profilo giuridico, che è poi l’unico che dovrebbe contare.
Ben diversamente da quel che i cultori di un “io”, e per qualcuno “super-io”, semplicemente smodato, anche se per ragioni davvero incomprensibili, per lo meno stando a un superficiale esame esterno .. non della salma, ma di questi dispensatori di “verbi” (al plurale, perché il singolare li comprimerebbe troppo), da quell’articolo si percepisce un altro aspetto: l’assoluta mala fede di molti di quelli che, in alcuni casi anche in modo rozzo, si cimentano a discettarne, come se sapessero di cosa parlano.
La lettura dell’articolo di Becchi e Palma mi ha ridato il sorriso, compensando il disturbo che da giorni sto provando nell’ascoltare e tante corbellerie che girano, da farmi domandare davvero in che mondo stiamo vivendo. Sembrerebbe infatti che ormai ad aver diritto di parola siano rimasti solo gli incompetenti, i faziosi, i partigiani, nel peggior significato del termine, la cui “qualità” principale è rigorosamente l’assoluta ignoranza, intesa nel senso di sconoscenza abissale di quel di cui discettano. Debbo confessare che leggere quell’articolo mi ha provocato un’immensa soddisfazione, perché ho letto le stesse cose che penso e che sto ripetendo da giorni e, come potrete ben comprendere, è umano che anch’io, come chiunque, trovando conferma a quel che penso nelle parole di altri, come in questo caso più che titolati e con cui non ho parlato prima, beh .. passatemelo, una certa soddisfazione l’abbia provata.
Non voglio copiare quel che hanno detto loro, perché sarebbe almeno fuor di luogo, ma alcuni riferimenti sento davvero l’esigenza di riprenderli, tali e quali, perché li condivido al 100%.
Scrivono gli Autori: “Le decisioni del governo sono di tipo collegiale, quindi, anche nel caso di atti posti in essere dai singoli ministri, il Presidente del Consiglio ne è sempre informato e, se in disaccordo, può applicare l’art. 5, secondo comma, lettera c) della Legge n. 400/1988, attraverso il quale “può sospendere l’adozione di atti da parte dei Ministri competenti in ordine a questioni politiche e amministrative, sottoponendoli al Consiglio dei Ministri nella riunione immediatamente successiva”.
È abbastanza chiaro?
Se non lo ritenete ancora sufficiente, leggete questo:
“La responsabilità, dunque, non è del Ministro dell’Interno, ma di tutto il Consiglio dei Ministri, in particolar modo del Presidente del Consiglio. Non a caso il primo comma dell’art. 95 della Costituzione stabilisce che “il Presidente del Consiglio dei Ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei Ministri”.
La conclusione?
Quella che indicano loro, e cioè: “a processo dovrebbe andarci il Presidente del Consiglio e non il leader della Lega”. E io la amplierei anche, perché a mio avviso dovrebbero andarci anche l’altro vice premier, Di Maio, nonché i ministri della Difesa e dei Trasporti (o come si chiama adesso, che non me lo ricordo, e non me ne frega niente, perché qui le uniche cose che cambiano sono i nomi).
Prima di arrivare alla chiamata in correità che sollecitano gli Autori, penso però che forse sarebbe doveroso da parte dell’Organo inquirente, al quale deve tornare la palla (e sì signori, non ve lo ha detto nessuno, ma quando il giudice non concorda con le richieste del P.M., le respinge con un atto formale, e qui c’è stato, e poi … gli rigira la palla … ordinandogli (e non chiedendo, come pure qualcuno scrive) di formulare l’imputazione coatta (e sì, si chiama così! Nel senso che non è frutto di libera scelta del P.M. ma mera esecuzione di un ordine del Giudice). E allora, se c’è qualcuno che dovrebbe formulare l’imputazione anche a carico degli altri .. è proprio il P.M., che vedendo respinta la sua richiesta, DEVE eseguire l’ordine del Giudice ma che, nell’autonomia di azione che comunque gli spetta, deve trarre le logiche conseguenze sotto il profilo giuridico di quanto gli ha indicato il Giudice. E quindi … estendere l’accusa anche ai “correi”!
E che dire ancora?
Buon lavoro Dott. Patronaggio.