La seconda edizione di “5G Italy”, che si è svolta Roma dal 3 al 5 dicembre, come preannunciato si è rivelata un interessante percorso di approfondimento delle principali sfide sulle tecnologie digitali e delle telecomunicazioni, invero commercialmente contese tra le due superpotenze Usa e Cina e gli altri big players mondiali in un agone geo-politico in cui l’Europa vuole giocare un ruolo strategico e l’Italia segue con fare ambiguo.
Il Cnit (Consorzio nazionale interuniversitario per le telecomunicazioni) promotore dell’evento, ha più volte evidenziato che il ruolo dell’Università e della ricerca scientifica sarà fondamentale per costruire un nuovo e sempre più efficace rapporto di partenariato con il settore dell’industria e portare un modello di collaborazione virtuoso all’attenzione dei decisori politici, istituzionali e internazionali. Imponente la partecipazione dei rappresentanti delle istituzioni – internazionali e nazionali – delle autorità regolatorie, delle imprese, delle università e centri di ricerca per discutere delle innumerevoli applicazioni della tecnologia abilitante 5G con un focus sulla sovranità digitale ed il cybercrime.
L’insediamento della nuova Commissione europea
A tal proposito, l’insediamento lo scorso 1° dicembre della nuova Commissione Europea ha segnato il passaggio di testimone tra un’azione politica che si è concentrata sulla costruzione di un framework normativo per la costituzione di un mercato unico digitale, sicuro, affidabile ed accessibile, alla nuova programmazione europea che vedrà l’Europa fortemente impegnata nelle priorità strategiche nell’agenda del presidente Ursula von der Leyen, tra le quali vi è appunto la sovranità digitale nell’ambito della nuova annunciata direzione difesa del cyberspazio.
La tecnologia 5G sarà di sicuro fattore abilitante di tante altre tecnologie digitali tra loro fortemente interdipendenti (AI, cloud distribuito, edge computing) in un’economia che sarà sempre più data driven.
La tecnologia abilitante legata alla connettività della banda ultra larga aumenterà esponenzialmente le connessioni sempre più eterogenee di devices e, dunque, la superficie esposta alle nuove vulnerabilità che necessiteranno di essere costantemente valutate e monitorate per le azioni di mitigazione dei nuovi rischi per la sicurezza informatica.
A tal riguardo, il direttore del Dipartimento delle informazioni per la Sicurezza, Generale Gennaro Vecchione, ha dichiarato che il 5G è una tecnologia che per sua natura amplia la possibilità di spionaggio e di interferenze da parte di potenziali minacce esterne. Per queste ragioni, la preminenza dell’interesse nazionale deve condurre l’azione di tutti i governi.
Il nostro Paese, peraltro, con la Legge 133/2019 ha convertito il DL 105/2019 recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica che, a regime, individuerà secondo i criteri declinati gli operatori dei servizi essenziali ed i fornitori dei servizi digitali rientranti nel perimetro e, per questo, tenuti a dotarsi di organizzazione e politiche per la sicurezza e gestione del rischio nonché per la notifica di incidenti con impatti significativi rilevanti, coerentemente con le prescrizioni della Direttiva Europea NIS, al precipuo fine di disporre di strumenti e procedure necessari per innalzare la sicurezza di reti e sistemi, e garantire, quindi, la resilienza dell’intero sistema-paese.
Peraltro, già nel mese di luglio il Dipartimento informazioni e sicurezza aveva varato delle linee guida basate su un framework nazionale per la cybersecurity che sono state poi con i 465 operatori dei servizi essenziali (Ose) individuati nel dicembre 2018. Si tratta di organizzazioni pubbliche e private che garantiscono i servizi indispensabili nei settori energia, trasporti, bancario, infrastrutture dei mercati finanziari, sanitario, fornitura e distribuzione di acqua potabile.
Tema scottante è poi quello sul cosiddetto “golden power” che, secondo il generale Vecchione l’Italia ha affrontato con equilibrio, soprattutto con riguardo alla gestione del colosso Huawei sulle ragioni della sicurezza nazionale.
A questo proposito la citata Legge sul perimetro di sicurezza cibernetica nazionale è stata estesa anche ai “poteri speciali” di veto o imposizione di condizioni e prescrizioni, che il Presidente del Consiglio dei Ministri, come già previsto dal decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla emendata Legge 11 maggio 2012, n. 56, può esercitare allorquando, dalla stipula di contratti o accordi aventi ad oggetto l’acquisizione, a qualsiasi titolo, di beni o servizi relativi alla progettazione, alla realizzazione, alla manutenzione e alla gestione delle reti inerenti i servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati sulla tecnologia 5G, ovvero l’acquisizione, a qualsiasi titolo, di componenti ad alta intensità tecnologica funzionali alla predetta realizzazione o gestione, quando posti in essere con soggetti esterni all’UE, emergessero fattori di vulnerabilità che potrebbero compromettere l’integrità e la sicurezza delle reti e dei dati e in ogni caso, la sicurezza nazionale.
Il generale Vecchione ha sottolineato altresì che l’allargamento del golden power al 5G offre al nostro Paese la possibilità di intervenire in caso di necessità e di monitorare in maniera trasparente la situazione, evidenziando che sarà fondamentale attrezzarsi, come sta già facendo il DIS, per tutelare i nostri managers dal rischio di spionaggio industriale.
Malgrado ciò, su Huawei e 5G la polemica non è mai sopita
Dal vertice Nato di Londra è giunta la news di una querelle tra il presidente americano, Donald Trump ed il premier Giuseppe Conte, in ordine alla stigmatizzazione americana del colosso cinese come “un pericolo per la sicurezza”. Per questa ragione Trump ha dichiarato, anche per l’alleata Italia, che non si andrà avanti sulle intese commerciali con Huawei. Tuttavia, il premier Conte, ha negato di avere trattato la questione con il presidente Usa, opponendo comunque l’efficacia della recente normativa sul perimetro cibernetico in ordine alla protezione dell’interesse nazionale da ogni interferenza straniera.
Dunque, ufficialmente, “nessuna interferenza straniera nel nostro Paese”
Eppure, si ricorderà che nel primo Consiglio dei ministri di settembre il nuovo esecutivo nazionale, su proposta del nuovo ministro allo Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, deliberava l’esercizio dei poteri speciali in ordine all’acquisto di beni e servizi relativi alle tecnologie 5G dai colossi Huawei e ZTE oggetto di un’informativa notificata dalle società Linkem, Vodafone, Tim, Wind Tre e Fastweb.
Ne seguiremo gli sviluppi, confidando che, frattanto, nella precarietà degli equilibri geo-politici e delle nuove sfide tecnologiche e commerciali tra le potenze planetarie, si comprenderà anche (e finalmente) in quale “tavolo” siederà l’Italia.