L’acuirsi delle tensioni tra Iran e Israele sembra non interessare i banchieri di Bruxelles, sempre più impegnati nella condanna delle politiche “espansionistiche” del governo di Tel Aviv e nel tentare in più modi di opporsi a un irrigidimento delle sanzioni contro Teheran.
In questo senso vanno le dichiarazioni dell’ex Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini, rese il 19 novembre scorso. Lady Pesc ha tenuto a sottolineare, casomai ce ne fosse bisogno, che la posizione dell’Unione europea sulla politica degli insediamenti israeliana “è chiara e rimane invariata: tutte le attività di insediamento sono illegali ai sensi del diritto internazionale ed erodono la fattibilità della soluzione a due Stati e le prospettive di una pace duratura, come ribadito dalle Nazioni Unite nella risoluzione del Consiglio di sicurezza 2334”.
Per la Mogherini, il cui ruolo di sostegno a qualunque fazione sia impegnata in funzione anti-israeliana non sembra venire meno, l’Ue continuerà a sostenere una ripresa dei negoziati a due Stati che, a suo dire, rappresenterebbe l’unico soluzione “realistica e praticabile” improntata a soddisfare le legittime aspirazioni di entrambe le parti.
Tutto questo mentre a Bruxelles, in apparenza, si persiste nel tentativo di mediazione che porti alla stabilizzazione dell’area mediorientale che coinvolga innanzitutto l’Iran. Secondo la Mogherini, “siamo pronti a supportare qualsiasi iniziativa che consideri la regione stessa come attore chiave per l’avvio di un percorso pacifico di sviluppo e cooperazione”.
Ma i buoni propositi palesati dall’ex Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera e di sicurezza sembrano non interessare la leadership di Teheran che, secondo quanto annunciato dal presidente Hassan Rouhani, avrebbe ripreso il processo di arricchimento dell’uranio per consentire la prosecuzione del piano di sviluppo del nucleare ufficialmente a scopo civile. Appare banale sottolineare che tale decisione si scontri con l’Accordo sul nucleare iraniano in cui l’Unione Europea si impegnò con Russia, Cina e Nazioni Unite allo scopo di ammorbidire il regime sciita di Teheran sul programma di proliferazione nucleare del Paese che si registra, comunque, in costante evoluzione. L’atteggiamento intransigente degli iraniani non ha comunque smosso la Mogherini dalle sue posizioni, peraltro incomprensibili, spingendola a dichiarare: “Sappiamo perfettamente come comportarci nei momenti di tensione come questo. Sono convinta che la regione abbia acquisito sufficiente consapevolezza per aprirsi verso ogni iniziativa di cooperazione”.
Sarà anche come dice lei, ma dal Medio Oriente le notizie non sembrano percorrere la stessa linea di pensiero seguita da Bruxelles.
Solo nelle ultime ore, infatti, l’aviazione israeliana ha dovuto rintuzzare l’ennesimo tentativo di aggressione da parte delle milizie sciite nel nord del Paese condotta con il lancio, ormai quasi quotidiano, di missili dalle basi in territorio siriano. L’attacco dei cacciabombardieri con la Stella di David è stato condotto nei pressi dell’aeroporto militare di Al Bochmal, nella Siria orientale con circa 20 obiettivi colpiti, tra i quali il quartier generale e i depositi di munizioni della forza Quds .
Nel mese scorso, a seguito delle varie aggressioni perpetrate nel territorio israeliano, sono stati numerosi i raid compiuti dall’aviazione di Gerusalemme che hanno preso di mira le aree circostanti l’aeroporto di Damasco dove sono ospitate le basi di Hezbollah e delle Guardie rivoluzionarie iraniane e le rampe di lancio dei missili puntati su Israele.
A seguito delle continue provocazioni iraniane, verrà probabilmente esaudita la formale richiesta del generale americano Frank McKenzie, supportata dalle autorità di Israele, avanzata al Dipartimento di Stato Usa in relazione all’invio di ulteriori navi, piattaforme di difesa antimissile e truppe. La decisione rispetto al possibile dispiegamento di circa 14,000 soldati, in aggiunta ai circa 15,000 già operanti nell’area, sarà presa entro i prossimi giorni dall’amministrazione Trump, venendo incontro alle pressanti richieste di Israele relative a un più deciso contrasto alla politica aggressiva dell’Iran rivolta allo Stato ebraico. Ma di tutto questo la Mogherini non si è accorta.