Vasta operazione della Polizia di Stato contro un gruppo di filo-nazisti radicato in tutta Italia. Nella mattinata di ieri, in coordinamento con la Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Caltanissetta e la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, la Digos, al termine di una lunga indagine condotta negli ambienti dell’estrema destra, ha effettuato numerose perquisizioni seguite da deferimenti all’Autorità giudiziaria che hanno permesso di smantellare una rete di estremisti filo-nazisti da tempo attiva da nord a sud d’Italia, con collegamenti anche in altri Paesi europei.
L’organizzazione, di chiaro stampo nazista, con disponibilità di armi e esplosivi, oltre ad aver definito la struttura interna e territoriale del movimento, creato il simbolo e redatto il programma, dichiaratamente antisemita e negazionista, conduceva una consistente attività di reclutamento e proselitismo pubblicando contenuti del medesimo tenore sui propri account social. Allo scopo era stata creata una chat chiusa denominata “Militia”, finalizzata all’addestramento dei militanti.
L’indagine, denominata “Ombre nere”, è partita dall’inchiesta su un fatto di sangue avvenuto nell’ennese l’estate scorsa che aveva coinvolto un 30enne di Piazza Armerina. Il giovane, che sui suoi diversi profili Facebook si definisce “camerata”, inveisce contro le Ong, l’omosessualità (che definisce anticamera della pedofilia) e contro la Polizia: “Ma io sono un camerata. La vita senza combattere e reagire ai soprusi equivale a non vivere. Sfogherò la mia ira sulla popolazione. Sono disposto a morire”.
Le indagini si sono, quindi, incentrate sui contatti via social dell’uomo e in particolare con quelli mantenuti con un uomo che, come accertato, aveva tra gli “amici social” altri estremisti di destra, xenofobi e neonazisti, residenti in diverse parti d’Italia. Il soggetto, indagato con altri 18 appartenenti al gruppo neonazista, potrebbe essere uno dei reclutatori che avevano il compito di valutare i profili social, contattando poi, sembra anche telefonicamente, quelli ritenuti idonei ad essere eventualmente coinvolti in azioni dimostrative e a far parte di una organizzazione clandestina con soggetti addestrati alle tattiche militari, in contatto con l’estrema destra europea.
Nelle prime ore di ieri, la Digos ha quindi eseguito 19 decreti di perquisizione emessi dalla Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Caltanissetta nei confronti di altrettanti sodali della rete filo-nazista indagati per “costituzione e partecipazione ad associazione eversiva ed istigazione a delinquere”. Nel contesto sono stati denunciati in stato di libertà i destinatari delle ordinanze e nel pomeriggio un ulteriore arresto è stato compiuto a Monza.
Nel corso dell’operazione, condotta nelle province di Siracusa, Milano, Monza Brianza, Bergamo, Cremona, Genova, Imperia, Livorno, Messina Torino, Cuneo, Padova, Verona, Vicenza e Nuoro, sono state rinvenute armi, munizioni e materiale propagandistico nella disponibilità degli indagati.
L’indagine, svolta con un attento monitoraggio di militanti di estrema destra locali, ha consentito alla Digos di Enna ed al Servizio Antiterrorismo Interno della Dcpp/Ucigos di far emergere l’esistenza di una vasta e frastagliata galassia di soggetti, residenti in diverse località, accomunati dal medesimo fanatismo ideologico ed intenzionati a costituire un movimento d’ispirazione apertamente filo-nazista, xenofoba ed antisemita denominato “Partito Nazionalsocialista Italiano dei Lavoratori”.
Dalle indagini è emerso che gli accusati, alcuni dei quali hanno in più occasioni fatto riferimento ad un’asserita disponibilità di armi ed esplosivi, oltre ad avere strutturato l’organizzazione interna e territoriale del movimento avevano provveduto alla creazione del programma del movimento su principi antisemiti e negazionisti e condotto una continua attività di reclutamento e proselitismo pubblicando contenuti propagandistici sui propri account social. In particolare, una chat denominata “Militia” veniva utilizzata per le comunicazioni tra i vari aderenti al gruppo e per l’addestramento dei neofiti.
Agli inquirenti è parso significativo il coinvolgimento, in qualità di addestratore, di Pasquale Nucera, esponente di spicco della ‘ndrangheta, pluripregiudicato ed ex “legionario”, con un passato da collaboratore di giustizia e già referente di Forza Nuova per il ponente ligure. L’uomo si era accreditato al gruppo offrendo “canali sicuri e riservati” per l’approvvigionamento di armi ed esplosivi e proponendosi come addestratore del gruppo vantando “esperienza militare”.
In tale contesto si evince, inoltre, il tentativo del sodalizio filo-nazista di accreditarsi in diversi circuiti internazionali avviando contatti con organizzazioni di rilievo come “Aryan Withe Machine – C18”[1] – espressione del circuito neonazista Blood & Honour inglese – ed il partito d’estrema destra lusitano “Nova Ordem Social”.
Il percorso di internazionalizzazione del movimento ha trovato concreta realizzazione in occasione della “Conferenza Nazionalista” svoltasi lo scorso 10 agosto a Lisbona, con l’obiettivo di creare un’alleanza transnazionale tra i movimenti d’ispirazione “nazionalsocialista” di Portogallo, Italia Francia e Spagna. Nella circostanza, un’indagata, R.F, 26enne residente a Pozzo d’Adda, è intervenuta in qualità di relatrice, distinguendosi per l’accesa retorica antisemita del proprio intervento. La stessa ha partecipato a un concorso on line, sul social network VK, vincendo il titolo di ‘Miss Hitler 2019’.
Un’altra sodale, una 45enne lombarda, madre di famiglia, si definiva “sergente di Hitler” e nelle conversazioni intercettate dichiarava: “Possiamo avere a disposizione armi e esplosivi, sforneremo soldati pronti a tutto. Presto costituiremo il Partito Nazionalsocialista Italiano dei Lavoratori”.
L’aspirante Fuhrer in gonnella, aveva le idee chiare sul futuro della rete filo-nazista in espansione sulla base di un’ideologia fortemente caratterizzata dall’antisemitismo evidenziata da frasi come “Io sposerei un ebreo solo per torturarlo giorno dopo giorno”, o ancora, “Solo a parlare dei giudei mi viene il prurito, brutte bestie vanno sterminati”.
Le adepte del Fuhrer spesso vestivano in modo da poter rendere visibili i simboli del loro fanatismo, con svastiche, marchi delle Ss e croci celtiche.
Nel corso delle indagini sono state effettuate intercettazioni nelle quali si progettava anche un’azione dimostrativa di basso impatto, ma necessaria a dare “un segnale”, come il lancio di una bottiglia incendiaria contro una sede Anpi di Milano o di Genova.