Cinque militari italiani impegnati nel Kurdistan iracheno sono rimasti gravemente feriti dallo scoppio di un ordigno artigianale fatto esplodere al loro passaggio sulla strada tra Kirkuk ed Erbil.
I soldati coinvolti dall’esplosione, 3 appartenenti al Goi della Marina Militare e 2 Incursori del Col Moschin, sono stati immediatamente esfiltrati dalla zona con elicotteri statunitensi e trasferiti presso l’ospedale di Baghdad.
L’attacco è avvenuto alle 12.30, ora locale, durante le operazioni di rientro della pattuglia composta da Peshmerga curdi e una componente di Incursori italiani tutti schierati con la task force 44 nell’area di Palkana, a nord di Kirkuk.
L’esplosione di uno Ied (improvised explosive device), a bassa intensità, ha colpito i nostri militari appiedati, di scorta agli automezzi dopo una vasta operazione di bonifica portata a termine con il rinvenimento di materiale di interesse nell’ambito della lotta al Daesh nel nord dell’Iraq.
Tutti i feriti hanno riportato gravi lesioni agli arti inferiori ed al bacino e, per due di essi, si è resa necessaria la parziale amputazione di un arto. Le famiglie dei militari coinvolti sono state informate dallo Stato maggiore della Difesa, tutti incursori del Goi e del Col Moschin.
La dinamica dell’agguato non è stata ancora chiarita ma, certamente non si può escludere a priori che i nostri militari rientrino tra i target terroristici della temuta riscossa dell’Isis nei teatri siro-irakeni.
Attentato con finalità di terrorismo e lesioni gravissime sono i reati per i quali la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in relazione all’attentato.
Il contingente italiano opera nell’ambito dell’operazione “Prima Parthica” contro i terroristi dello Stato islamico e vede la partecipazione di circa 1100 militari, 305 mezzi terrestri e 12 mezzi aerei, con compiti di addestramento dei militari iracheni del Counter Terrorism Service, delle Forze speciali di sicurezza curde, di ricognizione e sorveglianza delle aree a rischio e di supporto ai contingenti alleati.
La zona di impiego del nostro Contingente è quella a nord di Baghdad e comprende le città di Kirkuk ed Erbil, un’area infestata da cellule terroristiche dell’ex Califfato che agiscono con tattiche di guerriglia e si autofinanziano con estorsioni in danno degli agricoltori locali e con i bottini di guerra ottenuti dai raid nei villaggi.
I blitz, le imboscate e gli attentati in danno delle forze di sicurezza irachene, curde e quelle della coalizione internazionale sono quasi all’ordine del giorno e l’utilizzo di ordigni assemblati artigianalmente è la tecnica più consolidata e remunerativa sotto il profilo operativo.
La carenza di miliziani e di nuove leve ha provocato un deciso cambio di tattiche di guerriglia da parte del Daesh. Dall’utilizzo indiscriminato di attentatori suicidi che aveva caratterizzato gli ultimi anni, dalla proclamazione del Califfato alla sua caduta, si è passati ad una rivalutazione dell’uso di esplosioni remotizzate, una tattica dal chiaro stampo terroristico, allo scopo di ridurre drasticamente il numero delle perdite.
L’Isis, sconfitto come entità statuale, rimane tuttavia una minaccia costante e immutata come network jihadista essendo in grado di autoriprodursi e, grazie ad una costante attività di propaganda e proselitismo, di creare le condizioni per una gemmazione delle sue cellule operative non solo a livello locale ma, come più volte rappresentato, anche e soprattutto in Occidente.