I crimini agroalimentari sono diventati una realtà sempre più radicata in Italia. Il nostro Paese, famoso in tutto il mondo per le sue eccellenze gastronomiche, territoriali, culturali e geografiche è vittima di reati di contraffazione di ogni tipo. Nel 2014 la guardia di finanza ha sottoposto a sequestro più di 1.400.000 chilogrammi di beni in oggetto di frode commerciale, tra cui legumi e olio, e ha sequestrato più di 526mila litri di bevande.
Secondo dati Eurispes del 2014/2015 , presentati il 6 maggio nel 4° Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia, sono stati sequestrati circa 15 milioni di euro di indebita percezione di fondi europei e sono state individuate frodi di 371 milioni di euro. Il valore dei sequestri effettuati dalla guardia di finanza nei confronti delle organizzazioni criminali, tra il 2014 e primi mesi 2015, supera i 402 milioni di euro.
I Nas dei carabinieri tra il 2014 e il primo semestre del 2015, hanno eseguito più di 56.000 controlli, denunciando 1.778 persone e sequestrando 9.368 tonnellate di prodotti. Il valore totale dei beni confiscati nel 2015 dai carabinieri ammonta a 436 milioni di euro, con il 24% nella ristorazione, il 18% nel settore della carne e dei salumi, e l’11% in quello delle farine. Di seguito sono state chiuse 1035 strutture operanti nel sistema agroalimentare, con il sequestro di tonnellate di prodotti adulterati e contraffatti o senza adeguate garanzie qualitative sanitarie e cadenti nella rintracciabilità. Il corpo forestale, invece, nel 2015 ha effettuato 4.950 controlli sul territorio nazionale con 864 sanzioni amministrative per un importo che supera il milione e mezzo di euro, denunciando così 161 soggetti.
La Dia, sempre nel 2014 e prima metà del 2015, ha operato sequestri per più di un miliardo di euro, nei confronti di organizzazioni criminali operanti nel settore agroalimentare. Durante la presentazione del Rapporto, il generale Carlo Ricozzi, comandante della Scuola di polizia tributaria della guardia di finanza, ha voluto evidenziare come il lavoro degli italiani sia un esempio per altri Paesi, non solo europei. Un fenomeno, quello del crimine agroalimentare, che fattura “circa 60 miliardi di euro”, sottolineando come questo “evidenzi la necessità di un’identità nazionale, del Made in Italy e soprattutto di un’inasprimento delle pene nei confronti dei reati commessi in questo campo”. La Coldiretti, insieme alle forze di polizia e in particolare alla guardia di finanza, ha stretto una partnership volta a combattere le mafie agroalimentari in un momento in cui “l’agricoltura sta diventando una leva importante a nuove occupazioni e lavoro per tanti giovani. Un momento in cui – ha aggiunto il presidente nazionale della Coldiretti, Roberto Moncalvo – c’è molta attenzione per il cibo italiano e per questo dobbiamo proteggerlo. Cresce l’importanza del Made in Italy e cresce di conseguenza anche l’ interesse della criminalità organizzata su di esso”.
Alla giornata di presentazione del rapporto, presso la scuola di polizia tributaria del lido di Ostia sono intervenuti, oltre al generale Ricozzi, al presidente di Eurispes Gian Maria Fara e il dottor Moncalvo, anche il presidente del Comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, Gian Carlo Caselli, il responsabile area ambiente e territorio Coldiretti, Stefano Masini e il comandante del servizio centrale investigazione criminalità organizzata della guardia di finanza.
Caselli, magistrato da sempre impegnato contro le mafie, ha voluto mettere l’accento sull’importanza della legalità perchè ” la legalità serve, è un bene per tutti” e ha aggiunto, rivolgendosi per lo più ai giovani delle scuole presenti all’incontro che “la legalità è una cosa che spesso si pensa come un fastidio perché le regole sono imposizioni, ma bisogna pensare che questa conviene e non dà fastidio. La legalità tutela, garantisce e consolida i diritti di tutti i cittadini e non solo di quelli privilegiati”.