In Francia é allarme per la radicalizzazione all’interno delle forze di polizia. Dopo meno di una settimana dalla strage perpetrata all’interno del quartier generale di polizia a Parigi dall’islamista Mickael Harpon, impiegato amministrativo presso la DGNN, emerge un rapporto secondo il quale due appartenenti alla Police National sarebbero stati privati delle armi in dotazione poichè sospettati di aver seguito un percorso di radicalizzazione verso l’Islam oltranzista.
Tra i due, il caso più eclatante è quello rappresentato da un ufficiale di polizia di 39 anni, già segnalato nel 2011, quando aveva appena sposato una donna di fede musulmana. Da quel momento, i suoi colleghi avevano notato e segnalato superiormente l’atteggiamento circospetto del poliziotto che si era fatto crescere una barba incolta e si manteneva in disparte, rifiutando ogni contatto con le sue colleghe. Durante il servizio, inoltre, era solito recitare le preghiere rituali.
Secondo i primi rapporti dell’Ispettorato generale della polizia nazionale (IGPN) e della Direzione dell’intelligence della prefettura di polizia (DRPP) l’ufficiale non era da ritenersi radicalizzato. Ma, secondo i colleghi di ufficio, nonostante il trasferimento ad un altro incarico, nell’abito dell’amministrazione, l’uomo continuava a mantenere atteggiamenti ambigui tanto da indurre al sospetto che praticasse la Taqqiya, una tecnica di dissimulazione seguita dagli islamisti per infiltrarsi in ambienti “miscredenti” per carpirne le informazioni o colpire dall’interno gli obiettivi individuati. Tale pratica, ed è questo il sospetto inquietante, è legata all’appartenenza dell’”infiltrato”ad una cellula logistica appartenente ai network del terrore islamista che, dopo avere valutato le notizie acquisite dalla fonte, decide se passare all’azione o proseguire nell’opera di infiltrazione. A seguito delle segnalazioni giunte agli organi ispettivi, l’ufficiale di polizia è stato, comunque, privato dell’arma individuale e sospeso dal servizio in via precauzionale.
Un secondo agente 34enne in forza alla stazione di polizia di Villeneuve-la-Garenne (Hauts-de-Seine), convertito all’Islam, era già stato licenziato dalla Polizia nazionale nel settembre 2018, per i comportamenti sospetti palesati durante il servizio, ma il tribunale amministrativo aveva annullato il provvedimento. Il poliziotto, aveva anche conosciuto l’algerino Hammou B., di 37 anni, autore dell’attacco contro i soldati francesi impegnati nell’operazione “Sentinelle” a Levallois-Perret nell’agosto 2017. Durante l’incontro con il terrorista, l’agente era giunto a rendersi disponibile a prestare l’arma in dotazione e il suo distintivo a un amico dell’algerino, per immortalarlo in una foto. Anche questo agente rifiutava da tempo ogni rapporto con le colleghe e spesso aveva invitato alla conversione alcuni suoi commilitoni. A seguito delle segnalazioni sul comportamento dell’agente, di recente il medesimo è stato privato dell’arma individuale, ma non sospeso dal servizio.
I rapporti della Direziona della Polizia Nazionale sulla radicalizzazione degli agenti
I rapporti della Direzione della Polizia Nazionale, in relazione al fenomeno della radicalizzazione tra gli agenti, si sono moltiplicati negli ultimi giorni ed è forte il timore che altri ufficiali, con incarichi di alta responsabilità, possano essere stati coinvolti nell’azione di propaganda degli islamisti in Francia. Il capo della Police Nationale, Didier Lallement, il 7 ottobre scorso ha diffuso una circolare a tutti gli uffici invitando i funzionari responsabili a segnalare con immediatezza per via gerarchica ogni segnale di possibile radicalizzazione tra gli agenti. Secondo la nota, tra i fattori rilevanti di un cambio di personalità, vi sarebbero la crescita di barbe incolte, il cambio di abitudini alimentari, l’abbigliamento, il rifiuto di stringere la mano al personale femminile, il rifiuto della gerarchia o le difficoltà a intrattenere normali relazioni sociali.
L’Ispettorato generale della polizia nazionale, l’IGPN, ha comunicato che, al momento, sarebbero circa una ventina i funzionari e gli impiegati amministrativi ritenuti “a rischio”attualmente sorvegliati dal gruppo di monitoraggio della radicalizzazione costituito nell’ambito della Polizia nazionale.
Ma anche nei ranghi della Gendarmerie, sono stati segnalati frequenti casi di conversioni all’Islam seguite da adesioni a percorsi di radicalizzazione.
In particolare alcune decine di gendarmi sarebbero oggetto di monitoraggio costante per i segnali di estremismo religioso mostrati durante le ore di servizio, ma il numero è in costate crescita, secondo quanto riferito mercoledì scorso dal direttore generale della National Gendarmerie (DGGN), Richard Lizurey durante un audizione ai senatori del Comitato Affari Esteri e Forze Armate.
La DGGN ha comunicato che il lavoro di monitoraggio viene aggiornato a cadenza settimanale, sotto la supervisione di un coordinatore-responsabile che individua i casi individuali di radicalizzazione e propone adeguate misure. Il sistema per la rilevazione di comportamenti a rischio è stato introdotto all’interno della |Gendarmeria nel 2013 ed è stato aggiornato nel 2015.
Nel dicembre 2018, i deputati all’assemblea nazionale, Eric Diard e Eric Poulliat, presentarono all’organo parlamentare un rapporto informativo, sottolineando, che tale report sull’infiltrazione dell’Islam radicale, presentava aspetti inquietanti. Per sette mesi hanno, infatti, raccolsero informazioni e segnalazioni sul fenomeno informando il parlamento con cinquanta audizioni in relazione agli sviluppi ed ai risultati ottenuti dalla ricerca.
Interpellato sulle possibili soluzioni al problema, il parlamentare Eric Diard, aveva dichiarato che le forze dell’ordine, pur identificando gli elementi sospetti e proponendo sanzioni o misure restrittive nei loro confronti, vengono spesso osteggiati dai tribunali amministrativi ai quali i sospettati ricorrono sempre più spesso.