Nel complesso panorama libico il ruolo destabilizzante della Francia è sempre più evidente. Tra le ultime notizie quella del ritrovamento di missili francesi anticarro in uso all’esercito di Macron.
La Francia sostiene Haftar?
Il rinvenimento di 4 missili anti-carro Javelin di produzione statunitense ma in uso all’esercito francese, nella disponibilità delle forze fedeli al generale Haftar, è avvenuto nella zona di Gharian. Conseguenza primaria del rinvenimento è stato l’imbarazzo mostrato dalla Cancelleria francese che, commentando l’episodio, ha dovuto ammettere che effettivamente lo stock di missili era in uso a forze speciali francesi impegnate in Libia in chiave antiterrorismo e per non meglio specificate operazioni di intelligence, pur ribadendo l’estraneità della Francia ad ogni coinvolgimento nel conflitto in atto nel Paese nordafricano. Tesi assai lontana dalla realtà che, dalla semplice consultazione di fonti aperte, dimostra che le truppe francesi sono state, e a tutt’oggi rimangono, presenti in Libia già dal 2010, avendo contribuito alla caduta di Muhammar Gheddafi e alla completa destabilizzazione del Paese. Una sciagura per l’Italia, che ha dovuto subire la decisa implementazione del flusso di clandestini diretti verso le nostre Coste con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Inoltre, il rinvenimento dei missili è avvenuto nella parte centro occidentale del Paese, luogo degli scontri più cruenti tra le truppe di al Serraj e di Haftar, ad una notevole distanza dall’acquartieramento delle forze francesi nell’est della Libia.
Da quanto emerso le responsabilità francese può essere additata a due diverse spiegazioni. La prima è quella di un incauto abbandono degli armamenti senza aver provveduto alla loro inertizzazione o, comunque alla distruzione, lasciandoli nella disponibilità dei ribelli di turno in transito nella zona. La seconda, ancora più allarmante, è la presunta cessione dei missili e di altri materiali bellici alle truppe del generale Haftar che renderebbe plausibile la tesi di un pieno sostegno francese a quest’ultimo.
Il risveglio di Isis in Libia
Negli ultimi giorni, inoltre, le cellule operative dello Stato islamico in Libia hanno dato segni di un deciso risveglio dimostrando di poter ritornare a costituire un serio pericolo nella regione. Il 9 luglio scorso un campo petrolifero della compagnia Zuetina, situato nei pressi di Zella, nella zona del Fezzan, è stato attaccato dai miliziani della Wilayat Lybia, la provincia libica dell’Isis. Il bilancio è stato di 4 morti, tra i quali 2 vigilantes, e 3 jihadisti. Mentre altre 4 guardie sarebbero state prese in ostaggio. Nella sparatoria sarebbe rimasto ucciso un emiro dell’Isis a capo del commando terrorista. Nella mattinata di ieri, inoltre, un’autobomba ha devastato il quartiere Hawati di Bengasi, roccaforte del generale Khalifa Haftar, provocando la morte di almeno 6 persone e causando 30 feriti. Anche in questo caso la responsabilità, pur in assenza al momento di rivendicazioni ufficiali, è ricaduta sul risorgente Isis. Tutto questo mentre le forze di sicurezza impiegate nella città di Marzuq, sempre nella zona del Fezzan, segnalano la presenza di numerosi militanti dell’Isis in fase di riorganizzazione nella circostante zona desertica.