I servizi segreti di Teheran ‘passeggiano’ in Italia. Nessuna novità a riguardo, se si considera che è la ‘normale’ attività delle intelligence in tutti i Paesi del mondo. Ma nell’attuale clima di tensioni tra Iran e Occidente, la presenza degli agenti del Vevak non lascia tranquilli.
In Italia le attività del Vevak (Vezarat-e Ettela’at va Amniat-e Keshvar ), il Ministero delle informazioni e della sicurezza nazionale iraniano, iniziate attorno agli anni ’80, assumono rilievo sino dal 1993, quando a Roma sicari dei servizi iraniani assassinarono Mohammed Naghdi, esponente dei Mek, i Mujaheddin-e-khalk (combattenti del popolo), un’organizzazione di dissidenti al regime. Le indagini compiute all’epoca portarono all’individuazione dei colpevoli e all’instaurazione di un processo a loro carico, svolto contro imputati ovviamente contumaci e senza una precisa volontà di giungere a un verdetto soddisfacente.
Gli agenti sottocopertura
Le operazioni dei servizi iraniani sono quindi proseguite in modo pressochè indisturbato in tutta la Penisola, così come l’opera di reclutamento di nuovi “operativi” mimetizzati con attività di copertura: dal commercio alla ristorazione, con alcune presenze mascherate nel mondo del giornalismo accreditato presso la stampa estera. Da evidenziare l’arruolamento nel Vevak di collaboratori nostrani, italiani convertiti all’Islam sciita e transfughi, per lo più, di movimenti extraparlamentari di destra e sinistra. Sono molti quelli che hanno rapporti diretti con la legazione iraniana a Roma. Ma non solo. Frequentemente si muovono verso il Medio Oriente allo scopo di ricevere istruzioni o finanziamenti per le loro attività con visite a esponenti di Hezbollah in Libano o direttamente nella Capitale del paese persiano. Durante un soggiorno a Teheran, i vertici di Hezbollah avrebbero consegnato proprio agli italiani le mappe dei tunnel scavati nel sud del Libano e nella zona della Striscia di Gaza allo scopo di farli recapitare, senza incorrere in alcun controllo doganale, ad esponenti del gruppo operanti nel nostro Paese e da utilizzare per gli spostamenti di militanti operanti nelle zone “calde”.
Le basi degli 007 iraniani in Italia
Il fulcro delle attività dell’intelligence iraniana è ovviamente Roma, ma basi operative, nel corso degli anni, sono state individuate anche a Torino, Milano, Genova, Firenze e Napoli. Un ruolo focale, inoltre, è svolto da personaggi accreditati presso le autorità vaticane che godono di immunità.
Gli obiettivi del Vevak
Le finalità operative del Vevak nel nostro Paese sono per lo più legate all’acquisizione di tecnologie innovative nel campo degli armamenti, nella localizzazione e successivo dossieraggio degli obiettivi sensibili e nell’individuazione di soggetti ritenuti avversi al regime iraniano. Le attività di contro-spionaggio poste in opera dai nostri servizi di intelligence hanno da sempre trovato come ostacolo invalicabile l’intenso volume di affari che numerose aziende italiane mantengono con il regime degli ayatollah, alcune in spregio alle sanzioni imposte all’Iran dalla comunità internazionale.
La tensione tra Teheran e Occidente e il ruolo dell’Italia
L’innalzarsi del livello della tensione tra l’Iran e l’Occidente non esclude a priori il nostro Paese da azioni ritorsive da parte di quel regime. L’allineamento italiano alle posizioni americane potrebbe indurre gli strateghi di Teheran a colpire anche obiettivi sensibili individuati nella nostra Penisola o i contingenti schierati in Medio Oriente e Iraq, anche considerando la prossimità geografica di questi ultimi. Per gli iraniani si tratterebbe di porre in essere tattiche di soft-power, una guerriglia non-ortodossa nei confronti dei Paesi considerati nemici del regime. Per le operazioni, condotte dietro input della governance iraniana, potrebbero avvalersi dei Pasdaran e della sua unità denominata “Forza 400”, della forza al Quds, senza escludere a priori i militanti dell’Hezbollah libanese.