Il leader di Hamas, Yahia Sinwar, soggetto a ricerche internazionali poichè ritenuto capo di un organizzazione terroristica, si aggirerebbe tranquillamente nella zona di Khan Younes a Gaza. Imperterrito, e nonostante le dichiarazioni rese al quotidiano “La Repubblica” nell’ottobre scorso nelle quali si riteneva sostenitore della pace universale, continua a fomentare le violente proteste dei palestinesi che ogni venerdì insanguinano la zona di confine. Nonostante gli intenti di pacificazione espressi nei colloqui avvenuti recentemente in Egitto, le milizie di Hamas e della jihad islamica continuano, infatti, a colpire il territorio israeliano con cadenza quasi quotidiana.
Eppure, il leader di Hamas non è affatto introvabile
Si aggirerebbe, infatti, tra i vari tunnel scavati dalle milizie islamiste nella zona di Khan Younes, gallerie scavate anche all’indomani delle individuazioni effettuate dall’esercito israeliano e da quello egiziano presso il valico di al Rafah. Appare ovvio, a questo punto, che sulla cattura di Sinwar pesino questioni politiche legate ad accordi sottobanco che Israele sta intrattenendo con le milizie islamiste allo scopo di porre fine alle violenze perpetrate in danno delle colonie ebraiche della zona.
Altrettanto fondamentale sarebbe, comunque, fornire un segnale agli estremisti islamici di una punibilità che li rendesse consci della necessità di un radicale cambiamento delle loro strategie.
Israele è sul limite di un baratro
Da una parte le milizie sciite di Hezbollah, dall’altra la minaccia, neanche troppo latente, degli estremisti di Hamas e della Jihad islamica e, da non sottovalutare, quella dei transfughi del Daesh, per i quali gli accessi ai tunnel che danno accesso alla Striscia di Gaza sono varchi pienamente accessibili. Una situazione in divenire che le autorità israeliane dovranno affrontare in tempi non brevi per evitare ulteriori e drammatici danni.