“Signor Presidente, le scriventi associazioni sindacali delle Forze Armate e delle Forze di Polizia ad ordinamento militare si vedono costrette a fare appello alla Sua sensibilità, con il profondo rispetto che merita quale Rappresentante dell’unità nazionale e Comandante Supremo delle Forze Armate. Quanto sopra per parteciparLe il grande rammarico nel constatare che il processo attuativo della sentenza 120/2018 della Corte Costituzionale e le procedure di normazione della relativa disciplina, propedeutiche a delineare, in modo organico, la materia della costituzione e dell’operatività delle associazioni sindacali tra militari, non viene minimamente agevolato dai vertici dei dicasteri competenti, dalle Amministrazioni e persino dalla Commissione Difesa”. E’ quanto scrivono in una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, le sigle di alcune associazioni sindacali dei militari da poco costituite (Sindacato nazionale finanzieri, il Sindacato italiano militari della Marina, quello della Guardia costiera e quello dell’Aeronautica).
“In quest’ultima in particolare – prosegue la lettera – nonostante i contributi qualificati forniti in occasione delle audizioni dalle associazioni già costituite e vieppiù da illustri giuristi, si assiste ad una continua e palese ostracizzazione, con la presentazione e l’approvazione di proposte emendative al disegno di legge 875 ed abbinati, i cui contenuti sono molto discutibili sotto l’aspetto giuridico, nonché fortemente penalizzanti rispetto alla possibilità di consentire un pieno esercizio dei diritti di associazioni dei militari. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 120/2018, ha riconosciuto in maniera cristallina il diritto all’associazionismo dei militari, specificando che tali associazioni siano operative sin dalla loro costituzione, seppur nelle materie già previste per gli Organismi della Rappresentanza Militare, non dopo l’approvazione di una legge ordinaria, con una chiara disciplina transitoria per consentire l’ordinato svolgimento del processo normativo”.
“Questo processo di reale cambiamento, purtroppo – si legge ancora – non sta avvenendo e, nonostante sia trascorso circa un anno dalla sentenza, non è stata ancora elaborata nessuna disciplina qualificata di diritto interno, frutto di un tavolo di confronto paritetico, finalizzata a dare un’adeguata e certa operatività alle associazioni. Solo un continuo svilimento della reale dimensione che dovrebbe assumere l’associazionismo sindacale, cercando di proporre un vacuo surrogato degli attuali organismi della Rappresentanza Militare. Allo stesso modo, non è stata ancora elaborata la citata disciplina transitoria, propedeutica alla piena operatività delle associazioni sindacali già ufficialmente costituite; solo delle fumose ed inique “disposizioni iniziali” che hanno lo scopo di ostacolare e rendere impossibile qualsiasi tipo di iniziativa, di impedire anche il semplice dialogo con i nostri colleghi, sempre più interessati all’argomento ma diffidenti e timorosi, poiché temono di essere additati, come accade a noi quasi quotidianamente, come reazionari, come sovvertitori del naturale ordine delle cose o peggio temono di essere visti dai propri colleghi e concittadini come dei questuanti del posto fisso, come purtroppo ci è stato detto in maniera strumentale alla competizione elettorale per le prossime elezioni europee. Con il giuramento prestato, il personale militare ha manifestato, inequivocabilmente, la propria fedeltà alla Repubblica, che non viene messa mai in discussione, ma assistere passivamente ed ingiustamente alla mortificazione dei propri diritti, nonostante le battaglie democratiche fatte nel corso degli anni, addolora profondamente e rischia di lasciare sul campo un personale fortemente demotivato, proprio perché colpito e svilito, a causa di un eventuale mancato riconoscimento dei giusti diritti, nella dignità di uomo e di donna, nonché di servitore dello Stato. Per tutte queste ragioni, Signor Presidente, riteniamo necessario un Suo autorevole interessamento in questa delicatissima fase, per fare in modo che nascano organismi funzionali, di natura sindacale, con reali poteri rappresentativi e rispettosi dei principi fissati dalla nostra Costituzione, che possa fornire un reale contribuito al mantenimento della sicurezza interna ed esterna del Paese, nel pieno riguardo dell’operatività e dei ruoli di Comando dei vertici militari, secondo i principi richiamati dalla Corte Costituzionale con la già citata sentenza; questo e soltanto questo è il modello di rappresentanza sindacale accettabile e congruente con i principi costituzionali citati ma in caso contrario ci vedremo costretti a rimettere a Lei i nostri Statuti costitutivi per dirimere in maniera definitiva ogni dubbio o lacuna sulla materia”.
“Le chiediamo altresì, compatibilmente con i suoi molteplici impegni – conclude la lettera indirizzata a Mattarella – di poter essere da Lei ricevuti, al fine di esporLe in maniera diretta le nostre iniziative e progetti e le forti preoccupazioni, poste alla base del nostro accorato appello, nella piena convinzione che lo stesso sia profondamente giusto, proprio perché riguarda il futuro ed la rispettabilità di centinaia di migliaia di uomini e donne che garantiscono la sicurezza e la difesa interna ed esterna del nostro Paese e che meritano di vedersi riconosciuto un dignitoso e pieno esercizio dei diritti e delle libertà che la Corte Costituzionale ha richiamato nella sentenza innanzi menzionata, un provvedimento che non radica le proprie ragioni solo nelle fonti del diritto nazionale ma anche e soprattutto in quello europeo ed internazionale. La ringraziamo sin d’ora per il prezioso tempo che ci vorrà concedere, certi di un Suo autorevole riscontro e le porgiamo deferenti cordiali saluti”.