“Roma ha bisogno di un modello di governance che la metta al pari delle grandi capitali europee. Le occorrono strumenti amministrativi e risorse speciali. Il modello di autonomia che propone la Lega mi sembra francamente finalizzato solo a tutelare gli interessi del Nord”. A parlare a LabParlamento è il professor Ignazio Marino, sindaco di Roma dal 2013 al 2015, fresco di assoluzione piena da parte della Cassazione per la vicenda scontrini. Marino oggi è tornato ad esercitare la sua professione di docente e chirurgo negli Stati Uniti.
Prof. Marino, la sua piena assoluzione per il caso scontrini mette fine ad anni di fango che ha subito. Cosa le ha fatto più male in questi lunghi mesi?
Certamente le tante falsità raccontate sul mio conto e una campagna di persecuzione mediatica vergognosa mirata a infangare la mia persona. Tra l’altro una campagna coordinata scientificamente: ricordo che televisioni e giornali di sensibilità politica anche opposta uscivano contemporaneamente con le stesse fake news infamanti. Ho sempre avuto la coscienza a posto e questa assoluzione per me è la conferma di quanto io e i miei più stretti collaboratori abbiamo sempre fatto, ovvero agire per il bene della Capitale d’Italia, cercando di liberarla da quel sistema di potere e dalle tante lobby che hanno sempre dettato legge in Campidoglio e che noi abbiamo deciso di contrastare da subito.
Crede di aver pagato proprio questo suo essere, come l’hanno definita, “marziano” nella città della burocrazia e dei poteri?
Credo di aver subito un accanimento mediatico senza precedenti. Penso ad esempio alla vicenda della Panda rossa che la Procura di Roma accertò essere stata frutto di un hackeraggio che portò alla falsificazione dei dati personali del Sindaco. Una vicenda incredibile che però i media veicolarono in modo scorretto, senza raccontare la verità non mia, ma della Procura della Repubblica! Non solo non ho mai utilizzato risorse pubbliche per scopi privati in merito ai pranzi e alle cene di cui si è tanto parlato, ma non ho mai commesso alcuna delle infrazioni o leggerezze che mi sono state imputate per farmi apparire disonesto e pasticcione. Infatti, sono stato ritenuto estraneo alla truffa che ha danneggiato la Onlus di cui un tempo ero presidente e riguardo al funerale Casamonica dell’estate 2015, come Sindaco non avevo alcuna autorità sulla gestione del traffico aereo in città. Mi stupii che autorevoli giornalisti, allora e ancora oggi, non sappiano che il Campidoglio non dispone di radar né di elicotteri militari e quindi non può fermare un elicottero che sparge rose su un carro funebre. Forse prima di scrivere avrebbero dovuto studiare? Ma in realtà non penso sia così: non sono ignoranti sono in malafede. E infine la mia partecipazione alla Giornata Mondiale della Famiglia celebrata dal Santo Padre a Philadelphia: come avrei potuto finire in prima fila fra le autorità a un evento dalla sicurezza così serrata senza un invito ufficiale, che ancora conservo? Ne ho parlato anche nel mio libro (Un marziano a Roma, Feltrinelli 2016) dopo averne discusso privatamente con Sua Santità, mesi dopo la brusca fine del mio mandato. Infatti, le sue parole mi ferirono molto. Insomma, i miei 28 mesi in Campidoglio sono stati accompagnati da polemiche che a distanza possono apparire solo ridicole ma che certamente hanno disturbato quell’azione seria e responsabile che cercavamo di promuovere e che mi hanno fatto soffrire molto.