Ricongiungimenti familiari, sindacati per le forze armate, missione in Afghanistan. Ma anche fondi per il comparto sicurezza stanziati dal governo. Il nuovo anno si apre all’insegna di qualche polemica, ma anche di qualche novità.
Nuove divise per le forze di polizia
Proprio oggi, infatti, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha annunciato il bando per acquistare nuove divise. “Nelle prossime settimane – ha detto – ci sarà il bando pluriennale per acquistare nuove divise e accessori per almeno 30mila donne e uomini delle Forze dell’Ordine. Investiremo circa 100 milioni di euro nel prossimo triennio. Risorse importanti come quelle che abbiamo complessivamente stanziato tra decreto sicurezza e legge di bilancio per Forze di polizia e Vigili del fuoco: 2 miliardi e 700 milioni di euro. In particolare, il fondo per le nuove divise è stato sostanzialmente incrementato: il governo Pd aveva previsto solo 14,8 milioni di euro che noi abbiamo portato a 33 per ciascuno degli anni 2019-2021. La legge di bilancio prevede altri 2 milioni di euro per il 2019 e 4,5 dal 2020 al 2026. Sono numeri concreti e che vengono contestati solo da un sindacato di sinistra e da pochi giornalisti distratti”.
I sindacati militari
Un’altra questione sul tavolo, al momento, è quella della formazione dei sindacati per le forze armate. La legge in merito ancora non è stata approvata. Una proposta è quella del capogruppo M5S in commissione Difesa, Emanuela Corda. Nel frattempo, però, il ministro della difesa ha dato il via libera alla costituzione delle associazioni che diventeranno sindacato a tutti gli effetti quando sarà approvata la legge. Tra queste, è già nata l’associazione Sim dei carabinieri di cui, probabilmente, farà parte Sergio de Caprio, il Capitano Ultimo. Altre associazioni, ad esempio quelle della Guardia di Finanza, sono in dirittura d’arrivo. Da qualche parte, però, sono stati sollevati dubbi su questa fase di transizione nella quale coesisteranno associazioni sindacali e Cocer. “Trovo che questa cosa di dover ottenere il “gradimento” del governo per costituire un’associazione sindacale tra militari sia inaccettabile – ha detto a Ofcs.report il Luogotenente Pasquale Fico, delegato Cocer Esercito/Interforze – Nel mondo del lavoro civile sarebbe il sogno dei padroni e l’incubo dei lavoratori. Qual è l’autonomia di un organismo la cui esistenza dipende dalla volontà della sua controparte? Certamente scarsa, probabilmente nessuna. Se vogliamo attuare la sentenza della Corte costituzionale non di vincoli abbiamo bisogno, ma di una politica attiva che ci dia senza perdere altro tempo una legge quadro che definisca le modalità di interazione degli organismi sindacali con l’amministrazione ai vari livelli, dalla caserma al ministro. Come trovo sia sbagliato voler escludere i militari pensionati dalla possibilità di partecipare a questi organismi. Chi dovrebbe tutelare i loro interessi?”.
Cocer Marina: “Modificare Legge di Paola”
Poi c’è la parte relativa ai ricongiungimenti familiari, argomento trattato dal delegato Cocer Marina, Antonello Ciavarelli, durante il suo intervento al Cocer Interforze: “Il personale rappresentato apprezza la sensibilità del Parlamento su questo argomento – ha detto – Ma una riflessione sembra doverosa. In una amministrazione come quella militare, l’organizzazione delle risorse umane, nonché la sensibilità nei confronti dei dipendenti, non dovrebbe essere già un proprio patrimonio culturale? Perché le varie amministrazioni non provvedono ad emanare direttamente decreti anche interministeriali al fine di migliorare la situazione attuale concertando con le parti sociali? La domanda è conseguenza al fatto che manca lo stanziamento di risorse economiche per ripristinare gli opportuni arruolamenti e per l’esercizio. Infatti, è necessaria una adeguata condizione logistica e di protezione sociale per il personale”.
“Esempio – ha continuato Ciavarelli – Se il Maresciallo imbarcato a La Spezia deve ricongiungersi con la moglie/collega che fa servizio a Taranto, questo verrà sostituito da un collega con l’adeguata professionalità. A causa della fallimentare legge di Paola, che sta riducendo fortemente gli arruolamenti e quindi il personale, quel collega che dovrà andare a Taranto sarà sostituito da un maresciallo anziano prossimo alla pensione che ha già svolto abbondantemente tutti gli obblighi giuridici. Non si può più andare avanti approfittando dell’amore incondizionato del personale per il proprio lavoro, fino al dono di se stessi. Medesimo discorso vale per la Guardia Costiera che con poco più di 10.000 uomini è sobbarcata di lavoro. Nonostante l’assetto e l’attività lavorativa sia analoga alle altre Forze di Polizia, soprattutto nelle zone come la Puglia e la Campania ci sono trasferimenti d’autorità anche per il personale vicino ai 50 anni. Un dato è certo, che ci sono tanti che usufruiscono della legge 104 e tanti che transitano nell’impiego civile. L’annuncio fatto dal Ministro della Difesa di “spostare caserme al Sud” ci sta tutto. I guardia Coste potrebbero prendere ossigeno se solo si dislocassero i grossi pattugliatori tra Napoli e Taranto dove ci sono pronte adeguate banchine per gli ormeggi sia nei porti mercantili che militari. La facilità nel ricongiungere il personale sposato passa per la condizione generale del personale sotto l’aspetto morale, professionale ed economico – ha sottolineato il delegato Cocer Marina – Un esempio sarebbe la disponibilità di adeguati alloggi soprattutto nelle sedi dove la vita è più cara. Ciò agevolerebbe indirettamente i trasferimenti e ancor più quelli al fine del ricongiungimento”.
“Si chiede di modificare la legge di Paola che per ora sta facendo solo gli interessi delle grandi industrie delle armi a discapito del personale – ha concluso Ciavarelli – È necessario aumentare gli arruolamenti e stanziare in questi disegni di legge risorse per l’esercizio (da concertare con le parti sociali), evitando così di far alloggiare il personale a 50 anni trasferito di autorità, se è fortunato, in camerate fatiscenti a volte anche con problemi di riscaldamento, acqua ed anche in 6/7 in una stanza. Le opportune risorse dovrebbero avere l’unico obiettivo di una condizione dignitosa del personale e delle proprie famiglie che deve vivere e mai più sopravvivere, nel superiore interesse dell’Amministrazione e della Nazione”.
La missione in Afghanistan
Dopo la notizia del possibile ritiro delle truppe italiane ( e non solo) dall’Afghanistan, la polemica non si è fatta attendere. Oltre alla parte politica, infatti, qualche malumore si solleva anche da parte dei militari che a quella missione hanno partecipato. “Credo che dopo più di 17 anni di nostra presenza in Afghanistan forse sarebbe stato utile non limitarsi ad un semplice annuncio che l’Italia si ritirerà – ha dichiarato Luogotenente Pasquale Fico, delegato Cocer Esercito/Interforze – Una qualche spiegazione per dirne le ragioni perché così sembra soltanto un accodarsi acritico ad una scelta degli Stati Uniti. Lo dico senza voler entrare nel merito di una valutazione politico-militare che non sta a me giudicare ma per dimostrare considerazione e rispetto per quanti hanno servito in quel Paese. Soprattutto per chi ha perso la vita e per le loro famiglie, ma anche per quanti sono tornati feriti e mutilati nel corpo e nella psiche e per tutti gli altri che si sono sacrificati e oggi inevitabilmente si chiederanno a cosa sia servito il loro impegno”.