“Personalmente non sono contro la sindacalizzazione militare, ma credo che in Italia ci sia bisogno di una importante riforma dello strumento sindacale in genere. Oggi vedo i sindacati relegati a comparsa e vedo gli stessi sindacati ancorati alla loro storia passata ma senza obiettivi per il futuro. In quest’ultimo passaggio molta responsabilità è anche dei Governi che hanno smesso di considerare il contributo sindacale come risorsa per migliorare il bene comune”. E’ il commento di Antonio Tarallo, delegato Cocer dei carabinieri, in merito agli ultimi sviluppi legati alla nascita dei sindacati all’interno delle forze armate. Nei giorni scorsi il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ha concesso l’assenso ministeriale – come previsto dal regolamento militare e dalla sentenza della Consulta – alla prima associazione a carattere sindacale delle forze armate nata proprio in seno ai carabinieri. Il Ministro ha poi annunciato che “nei prossimi giorni procederò a riconoscere le altre associazioni che rispondono ai criteri previsti dalla Corte Costituzionale”.
“Credo che la sentenza della Corte costituzionale – spiega Tarallo – che ha dato l’ok al sindacato militare produrrà almeno inizialmente solo effetti negativi. Alcuni per motivi di opportunità personali ed altri per motivi politici. Per me il sindacato deve essere funzionale al personale e deve avere le necessarie competenze per poterlo tutelare. Credo si stia partendo con il piede sbagliato e che molte azioni non siano dettate per salvaguardare l’interesse del personale ma per meri obiettivi politici”.
Il delegato Cocer carabinieri poi aggiunge: “Il mio pensiero nasce anche dalle seguenti valutazioni: il Ministro Trenta esulta per l’assenso dato al primo sindacato militare e contemporaneamente il suo collega Ministro Toninelli divulga nel suo Ministero pubblicità di Sindacati Militari non autorizzati. Mi interrogo sul perché il Ministro chiede al Consiglio di Stato un parere sull’opportunità o inopportunità per il delegato della rappresentanza militare a svolgere la doppia mansione di delegato e sindacato e poi il primo sindacato che autorizza è stato chiesto da un delegato della rappresentanza militare? Qualcuno mi potrebbe rispondere che la costituzione di un sindacato non presuppone cariche all’interno dello stesso! Se fosse così mi chiedo il motivo di costituire un sindacato senza poterne essere parte attiva? L’unica risposta che riesco a darmi è una risposta politica. Ora abbiamo i Sindacati e allo stesso tempo c’è un Governo che non riconosce ai sindacati la legittimità di essere tali. Infatti, nella scorsa legge di bilancio il Ministro Trenta e Il Ministro Salvini non hanno preteso dal Governo di applicare la legge per convocare i Sindacati e Cocer per presentargli la Legge di bilancio. Allora mi domando: Signora Ministro a cosa serve dare autorizzazione ad un sindacato se poi non gli riconosci di poter svolgere al meglio il proprio compito?”.
Il commento del delegato Cocer carabinieri, poi prosegue rivolgendosi direttamente al ministro della Difesa: “Il Ministro afferma che attualmente i neonati sindacati possono svolgere le stesse mansioni del Cocer ad esclusione del ruolo negoziale. Ma una domanda alla Signora Ministra sorge spontanea – aggiunge – Un sindacato composto da una dozzina di persone può rappresentare 110.000 carabinieri e magari chiedere di confrontarsi con il Comandante Generale? Il ministro della Difesa non si rende conto che sta costruendo una torre di babele sindacale. Mi chiedo anche come mai persone estranee al mondo militare (pensionati ed avvocati in primis) costituiscono o collaborano alla costituzione dei sindacati militari?”.
“Credo infine che cambiare la Rappresentanza Militare con un soggetto sindacale ancora non ben definito non sia il giusto punto di partenza per una riforma che ritengo epocale e giusta – conclude Tarallo – Spero di sbagliare con queste mie considerazioni ed interrogativi e nel frattempo mi guarderò intorno e sicuramente qualcosa costruirò o in qualcosa collaborerò e lo farò con i principi che mi hanno sempre contraddistinto e su cui pongo al primo posto il rispetto e la tutela di chi rappresento”.