a cura di Daniele Piccinin
Zero Wast è uno slogan molto bello, per realizzarlo però non servono i termovalorizzatori ma investire sul recupero e sull’economia circolare. A sostenerlo, in un’intervista a Ofcs Report, è Francesco Ferrante, ecologista e fondatore di Green Italia, vicepresidente di Kyoto Club, organizzazione no profit, impegnata nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra assunti con il Protocollo di Kyoto, con le decisioni a livello UE e con l’Accordo di Parigi del dicembre 2015. Dal 2006 al 2013 è stato senatore con il Partito democratico.
Dopo dieci giorni di negoziati la Cop24 ha prodotto un rulebook per rendere operativo l’accordo di Parigi per contenere l’aumento delle temperature sotto la soglia fatidica dei due gradi. Un risultato che la soddisfa?
“No, non mi soddisfa. Intendiamoci, non è che ci si poteva aspettare molto di più: l’agenda di questa Cop era comunque molto limitata, si doveva soltanto decidere sulle Linee guida che permetteranno di misurare gli impegni di riduzione delle emissioni dei singoli Paesi. In più la stessa “location” della Cop, la Polonia che guarda caso ha deciso di ospitarla al centro della sua regione carbonifera, non prometteva nulla di buono. È già stato un miracolo che l’”asse dei fossili” Usa, Russia, Arabia Saudita e Brasile non abbia fatto saltare anche quell’accordo tecnico. Ma la sfida dei cambiamenti climatici meriterebbe ben altro passo”.
Quello dei cambiamenti climatici è un tema che va di pari passo con i disastri ambientali e una gestione dei rifiuti che almeno in Italia stenta a decollare. A Roma, tanto per citare l’ultimo caso, è andato in fiamme uno dei quattro impianti Tmb della Capitale. Che giudizio si è fatto d’emergenza rifiuti a Roma?
“Già il fatto di chiamarla “emergenza” fa arrabbiare. Sono anni che non si fa nulla di concreto per risolvere la situazione. Per decenni ci si è cullati sul “buco” di Malagrotta facendo arricchire il suo proprietario e senza fare nulla per costruire un sistema industriale efficiente e che rispettasse il decoro della città, ormai completamente smarrito. Da quando finalmente Marino chiuse la discarica si è continuato a non fare nulla. La raccolta differenziata è rimasta al palo, la maggioranza che governa la città è contraria persino alla realizzazione degli impianti di digestione anaerobica che dovrebbero ricevere la frazione organica del rifiuto da raccolta differenziata e produrre biometano. Insomma, un disastro”.
Intanto nel governo Legastellato è scoppiata la polemica sui nuovi impianti. La Lega vuole un termovalorizzatore in ogni Provincia. Di Maio ha risposto che non è previsto dal contratto. Come giudica le politiche ambientali dell’attuale esecutivo?
“Un’altra delusione. Nella manovra di bilancio no c’è nulla per l’ambiente. Che la Lega non fosse, come dire, appassionata del tema lo sapevamo, ma i 5 stelle sono stati assai peggio del previsto: il condono edilizio a Ischia, la lentezza e l’eccessiva prudenza sulle fonti rinnovabili, la mancata stabilizzazione del bonus fiscale per le ristrutturazioni edilizie, il pasticcio sull’ecotassa sulle auto, un altro sul cosiddetto end of waste, norma indispensabile per promuovere l’economia circolare. Non ci siamo proprio”.
Torniamo ai termovalorizzatori. In Italia ci sono una quarantina di impianti, in Europa li costruiscono in centro città e li trasformano in mete turistiche. Perché da noi sono demonizzati?
“Sono demonizzati perché la gente non si fida. Detto ciò io non credo che per i rifiuti urbani sia utile ricorrere alla costruzione di nuovi inceneritori. Quelli che ci sono bastano e avanzeranno man a mano che aumenterà il recupero di materia. Piuttosto il recupero energetico può essere la soluzione migliore per alcuni tipi di rifiuti industriali per cui non ci sono altre soluzioni. E per gli urbani quelli che mancano sono i digestori anaerobici per l’umido. Insomma, la risposta è fare solo gli impianti che servono per l’economia circolare dando tutte le assicurazioni sull’impatto ambientale nei territori dove dovranno essere realizzati”.
Il Rapporto Ispra 2019 mostra ancora una volta un’Italia a due velocità, con il Mezzogiorno che arranca sulla differenziata e non solo. Quello dello “zero rifiuti” è solo uno spot elettorale o ritiene che sia ancora possibile?
“Rifiuti zero è un bello slogan che piace anche a me e che può essere utile per promuovere l’uso efficiente delle risorse e l’unica forma di economia che avrà un futuro, quella circolare appunto. Ma dobbiamo essere chiari, insisto: per arrivare a rifiuti zero servono 1.000 impianti di recupero”.
Nel 2013 è stato fondatore di Green Italia un movimento che ha l’ambizione di cambiare la vita dei cittadini mettendo al centro l’ecologia e la sostenibilità ambientale. Quali sono le principali proposte che avete portato avanti?
“Sostanzialmente una: è giunto il momento anche nel nostro Paese che questi temi non solo pesino nelle scelte politiche, ma che divengano centrali nell’idea di comunità, di Paese che dobbiamo proporre ai nostri cittadini. Il cambiamento serve, non quello che ci hanno propinato e che si sta rivelando un enorme fake e che ha solo sdoganato idee pericolose come quelle razziste, ma deve essere un cambiamento reale che non può non avere la questione ambientale nel suo stesso cuore”.