L’arresto a Milano del 22enne aspirante jihadista egiziano Shalabi, non fa altro che confermare il rischio al quale siamo tutti esposti in Occidente. Secondo fonti di Ofcs.report, in Italia ci sarebbero ancora numerosi soggetti con un profilo assimilabile a quello del lupo solitario. Molti di questi, come nel caso dell’egiziano, sarebbero sotto la lente di ingrandimento dell’Antiterrorismo.
Il percorso di autoradicalizzazione del lupo solitario
Ma il percorso di autoradicalizzazione seguito dal giovane egiziano che lo ha portato a trasformarsi, in un breve lasso di tempo, da semplice fattorino a miliziano pronto all’azione, è oggetto da diversi anni di studi approfonditi. Gli analisti di settore, però, non hanno comunque fornito un risultato esaustivo in termini di individuazione del bacino specifico a cui attingono i network del terrore.
L’efficace monitoraggio del web da parte dei servizi di sicurezza, è parte integrante di un sistema di prevenzione che fornisce riscontri sicuramente rapidi, quanto all’identificazione dei jihadisti da tastiera. Tuttavia, senza l’integrazione con un’adeguato utilizzo di quella che in gergo prende il nome di “humint” (human intelligence), difficilmente si riuscirà a sollevare il velo sulla ramificazione delle cellule jihadiste sul territorio. Quindi, arrivare alle basi da cui si dipartono non solo le sollecitazioni a passare all’azione, ma anche e soprattutto sulle coperture di cui fruiscono e ai fornitori di armi ed esplosivi da utilizzare. Occorre inoltre sottolineare che, se le moderne tecnologie di intercettazione e di localizzazione degli aspiranti martiri sono ben note alle unità di polizia preposte al compito del monitoraggio, le stesse sono altresì conosciute e praticate anche dal “nemico”. Fatto che non può certo essere sottovalutato anche in considerazione degli ultimi cyber attacchi perpetrati in danno di reti istituzionali e private. È appena una banalità sottolineare che se si individua un soggetto a rischio, centinaia di altri sfuggono alla localizzazione, ma le modalità di copertura delle attività finalizzate al reclutamento, indottrinamento e avvio alle operazioni degli adepti della jihad, sono assai mutevoli e riescono con estrema facilità a dimostrare una notevole poliedricità dell’organizzazione. Dal punto di vista delle comunicazioni è ancora praticato il ricorso a metodi artigianali, quali i messaggi vergati su cartine da sigaretta, su banconote o tovaglioli di carta, per arrivare a telefoni monouso o a semplici comunicazioni verbali. Il tutto per fornire indicazioni su riunioni, incontri o scambi di conoscenze che si tradurranno successivamente nella composizione di gruppi omogenei di soggetti selezionati per l’impiego operativo.
Il finanziamento e le armi
L’argomento del finanziamento si presenta ancora più ostico poichè basato sul sistema hawala, quello fiduciario, che consente la transazione di denaro da soggetto a soggetto senza lasciare alcuna traccia. Si promette una somma in contanti e l’intermediario provvede a contattare un referente che si occuperà del pagamento al destinatario, appunto, sulla fiducia che la transazione vada a buon fine.
L’approvvigionamento di armi ed esplosivi risulta, attualmente, un argomento superfluo da trattare in sede analitica, riscontrata la tendenza degli ultimi mesi di sollecitare il compimento di azioni terroristiche con mezzi alla portata di chiunque: dalle armi da taglio alle autovetture, dai furgoni ai camion usati come arieti.
Le indicazioni di al Baghdadi e soci, diffuse sul web, non lasciano dubbi. “Combattete la jihad ovunque vi troviate e con qualsiasi mezzo”, messaggio rivolto non certo a cellule organizzate, ma a singoli aspiranti al martirio. Un’indicazione colta dal 22enne egiziano fermato dagli agenti prima che potesse passare all’azione, ma quanti altri lo avranno recepito?
PER TUTTI QUELLI INTERESSATI AD APPROFONDIRE L’ARGOMENTO, SUGGERIAMO DI LEGGERE ATTENTAMENTE LE RELAZIONI DEI SERVIZI SEGRETI PUBBLICATE SUL SITO http://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/index.html