Sette sataniche, religiose e psicologiche, la manipolazione del cervello non conosce tregua. Dall’inizio dell’anno il Servizio AntiSette dell’APG23 ha ricevuto 2.467 richieste di aiuto, consulenza o informazioni tramite il numero verde 800 228866 con una prevalenza di contatti dal Nord Italia (39%), seguito dal Centro (32%) e dal Sud (29%). Un fenomeno in crescita, che trova terreno fertile nel dolore e nell’instabilità di molte persone.
Le psicosette coprono il 41% dei casi
Secondo i dati forniti dal Servizio, sarebbero diverse le realtà legate alle sette: le psicosette che coprono il 41% dei casi, i gruppi che praticano culti estremi con il 30%, le sette magico esoteriche (16%) e quelle pseudo-religiose (13%). Dati pubblicati e discussi durante un convegno all’università Lumsa di Roma, dal titolo ‘La trappola delle sette‘. L’evento è stato promosso dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, in collaborazione con la Polizia di Stato. Ad intervenire, oltre ad alcune vittime che hanno denunciato, anche il ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
“Le sette proliferano dove l’individualismo sfrenato, l’utilizzo maldestro dei social ed una comunità frammentata lascia sole le persone deboli e facile preda dei violenti e degli approfittatori” ha commentato il presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo Ramonda, sacerdote esorcista.
E sembra essere proprio così. Persone che attraversano periodi difficili spesso trovano rifugio in realtà settarie, incoscienti del plagio e della manipolazione che subiscono, ad esempio, da finti sacerdoti o ‘grandi maestri dell’occulto’. Persone di riferimento che spingono a credere nella guarigione da ogni male.
La testimonianza di Claudia
Un po’ come è successo a Claudia Biffi, una testimone che ha raccontato a margine del convegno in che modo si è avvicinata a una setta. Nel suo caso il tramite è stato il fratello, che colpito di una grave malattia, ha avvicinato sua sorella all’associazione dopo la morte della madre. Claudia ha raccontato di aver denunciato dopo 5 anni di appartenenza alla setta, mossa dalla paura che altri sarebbero potuti cadere nello stesso baratro. Una setta, la sua, dove inculcano alle persone la paura del ‘moderno’, dove veniva vietato l’uso dei cellulari, del pc e non solo. Per aderire alla setta, era necessario allontanarsi dalla famiglia e tagliare tutti i contatti. Una storia che fa da portabandiera a mille altre perché le sette non guardano in faccia nessuno. Una realtà dove si può diventare vittima ma anche carnefice, dove inculcano l’idea secondo cui fare del male a qualcuno, anche solo psicologicamente, libera da ogni male.
In regioni del nord Italia, come il Piemonte e la Lombardia, il fenomeno delle sette sataniche (ad esempio) è molto presente e riguarda per lo più adolescenti sbandati. La cronaca, all’inizio degli anni 2000, ha portato alla ribalta le “bestie di Satana“, ovvero di 7 ragazzi che hanno massacrato e ucciso almeno 3 persone, a loro dire per volere di Satana.
Le attività della Polizia
Riconosciuto come un problema importante, in Italia è nata una sezione apposita nella Polizia per contrastare in maniera decisa il fenomeno. L’attività di prevenzione e il contrasto agli illeciti connessi alle attività delle sette criminali è dal 2006 affidata alla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, attraverso la Squadra Anti Sette istituita in seno al Servizio Centrale Operativo, come ‘gruppo di indagine’ , che agisce in stretta sinergia con le Squadre Mobili sul territorio di ciascuna provincia, e di cui fanno parte integrante anche gli esperti del Servizio Polizia Scientifica. Le operazioni che vengono svolte vanno dall’acquisizione dei dati provenienti dagli uffici investigativi sul territorio nazionale, all’analisi dei dati fino ad arrivare a collaborazioni con consulenti esterni.
Inquadramento giuridico internazionale
L’inquadramento giuridico di base del fenomeno delle sette si rintraccia anche nelle disposizioni di organismi internazionali, per lo più europei, che si rifanno idealmente alle prescrizioni della ‘Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo’ proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Quest’ultima enuncia i principi cardine, secondo i quali un ‘abusante’ violi i diritti umani quando, ad esempio, sopprime le coscienze, incide sulla libertà e la sicurezza della persona, sottopone a tortura o a punizioni crudeli, inumane o degradanti.
Il lato psicologico
Durante il convegno alla Lumsa è stato spiegato come i “meccanismi manipolatori (che si esplicano attraverso il controllo del comportamento, del pensiero, delle emozioni, delle relazioni interpersonali e delle informazioni) possono essere riconosciuti anche attraverso i seguenti indicatori del comportamento che, se colti in modo precoce, possono indirizzare azione di tipo preventivo e precauzionale sulla potenziale vittima”. I campanelli dall’allarme sono il brusco e radicale cambio di personalità ed identità, cambiamento di interessi, l’isolamento in casa e dai familiari con tendenza a proteggere i propri spazi. Ma anche l’allontanamento dagli affetti, l’aggressività nelle comunicazioni, il cambiamento nel linguaggio, e l’assimilazione totale all’indottrinamento con idealizzazione del leader e del gruppo.