a cura di Raja
Sospettato di radicalizzazione islamista l’ufficiale di polizia incaricato della protezione e sicurezza personale di Riss – Laurent Sourisseau, direttore di Charlie Hebdo. L’uomo è stato rimosso dall’incarico dopo un’indagine svolta dalla Direction genérale de la sécurité extérieure (Direzione generale della sicurezza esterna). Secondo l’inchiesta il funzionario consultava siti di propaganda inerenti all’Islam radicale. I colleghi, inoltre, avrebbero riferito “comportamenti e incontri inquietanti”.
Prima di lavorare accanto a Riss, l’ufficiale sospettato aveva la responsabilità della custodia di Hassen Chalghoumi, l’imam noto per la sua posizione a favore dell’interazione tra varie religioni. Chalghoumi, nato a Tunisi nel 1972, è a capo dell’associazione culturale franco-tunisina dei musulmani di Drancy. Nel luglio scorso rilasciò un’intervista, affermando che “possiamo essere musulmani e Charlie? Se riusciamo a ridere di tutto, perché non possiamo ridere del profeta?”. Nei primi mesi del 2018, il ministero dell’Interno francese aveva comunicato che circa venti poliziotti e una dozzina di gendarmi venivano sottoposti a misure di sorveglianza per sospetta radicalizzazione (su un totale di quasi 280.000 uomini e donne). Ma l’ufficiale coinvolto nell’inchiesta, che ha prestato servizio per circa dieci anni nella sicurezza per Il Service de la protection (Sdlp), ha annunciato la sua intenzione di presentare ricorso in merito al suo allontanamento.
Il Sdlp è un organismo con sede a Parigi guidato dal 2013 da Frédéric Aureal, ispettore generale della Police Nationale, che si occupa di fornire supporto alla sicurezza in favore di politici e persone a rischio, disponendo protezione ravvicinata o accompagnamento permanente con l’impiego di 1.260 agenti di polizia sul territorio nazionale e due filiali a Strasburgo e in Corsica.
La vita sotto scorta di Charlie Hebdo
Il capo del settimanale satirico è ancora una delle personalità maggiormente esposte del paese. Dal giorno dell’attentato del 2015, i fumettisti e i giornalisti di Charlie Hebdo svolgono il loro lavoro in situazioni difficoltose, come afferma Sourissiere in un numero del settimanale di gennaio 2018.
Affinchè venga tutelata la sicurezza dello staff editoriale, la redazione ha provveduto, grazie ad una società privata, a trasferire la sede del giornale in un indirizzo segreto con uffici “protetti”, muniti di camera di equilibrio, protezioni e stanza del panico. Solo alcuni membri del giornale, però, usufruiscono della stretta protezione da parte della Police Nationale.
Tre anni dopo, l’edizione 1328 del Charlie Hebdo nel gennaio 2018 è intitolata “Trois ans dans une boîte de conserve” (tre anni in un barattolo di latta). La copertina nel numero della rivista raffigura due personaggi palesamente opposti tra loro, sulla sinistra si scorge un presunto jihadista alla luce del sole, di fianco un uomo rinchiuso dietro una porta blindata. La didascalia del disegno, firmato Riss, recita: “Le calendrier de Daech? On a déjà donné” (Il calendario Daesh? Abbiamo già dato)”. In questa edizione gli autori hanno discusso riguardo le difficoltà dovute dalle gravi minacce che pesano sulle pubblicazioni e sullo svolgimento del lavoro dello staff (tenendo conto di coloro che sono stati oggetto di minacce di morte, e quindi accompagnati in ogni momento, cioè 24 ore 24 per 365 giorni all’anno, da almeno due poliziotti armati del Sdlp), ma anche della produttività del giornale a lungo termine.
I costi per la protezione del personale ammontano a 1,5 milioni di euro l’anno, ha affermato il direttore, aggiungendo che essendo questi investimenti interamente a spese del giornale “ogni settimana, almeno 15.000 copie devono essere vendute solo per pagare la sicurezza di Charlie Hebdo”.