Un gruppo di terroristi a bordo di un volo di linea decide di dirottare il velivolo, costringendo l’equipaggio a cambiare la rotta pianificata. Questo lo scenario della “Circaete 2018”, esercitazione di difesa aerea che ha preso il via il 16 ottobre con la partecipazione dei Paesi del Mediterraneo Occidentale aderenti all’ “Iniziativa 5+5” con lo scopo di testare la reattività dei sistemi nazionali di sorveglianza e difesa dello spazio aereo nel contrasto di minacce aeree di tipo non militare e promuovere un uso coordinato dei relativi centri di comando e controllo, dei siti radar e dei caccia intercettori.
L’accordo di collaborazione, nato nel 2004 proprio su proposta italiana, intende promuovere la cooperazione su problematiche comuni di sicurezza e difesa e contribuire alla stabilità regionale e alla comprensione reciproca tra i Paesi delle due sponde del Mediterraneo Occidentale: quella del nord, cui fanno parte Francia, Italia, Malta, Portogallo e Spagna, e quella del sud, con Algeria, Libia, Mauritania, Marocco e Tunisia.
L’esercitazione Circaete 2018, che terminerà giovedì 18 ottobre ed è organizzata quest’anno dall’Aeronautica Militare – il 2018 è l’anno di presidenza italiana della “Defence 5+5 Iniziative” – rientra tra le attività promosse dal ministero della Difesa per ricercare soluzioni e progetti di cooperazione comune, in particolare nei settori della sorveglianza marittima, del contributo delle forze armate alla Protezione Civile, della formazione e della ricerca, e appunto nel campo della difesa aerea. Una minaccia quanto mai attuale, quella alla sicurezza dei cieli, come dimostrano gli episodi del dirottamento dell’Airbus 320 libico del 23 dicembre 2016, poi atterrato a Malta, e dell’aereo della Ethiopian Airlines che il 17 febbraio 2017 doveva percorrere la tratta da Addis Abeba a Roma e che è stato dirottato sullo scalo di Ginevra. L’Aeronautica Militare sta promuovendo in particolare, in questo ambito, iniziative finalizzate ad aumentare la mutua conoscenza e l’interoperabilità delle forze aeree dei 10 Paesi membri, mettendo a disposizione le competenze sviluppate in alcuni ambiti operativi e tecnologici specifici come ad esempio quello dei sistemi elettronici di comando e controllo, quello dei velivoli a pilotaggio remoto, della ricerca e soccorso (SAR – search and rescue) e del Personnel Recovery.
Lo scenario dell’esercitazione
Un aereo da trasporto militare, in questo caso italiano, un Falcon 900 easy del 31° Stormo dell’Aeronautica Militare, simulerà di essere un velivolo civile cosiddetto “renegade”, ovvero – come vengono chiamati in gergo tecnico – quegli aerei civili in arrivo o transito nello spazio aereo nazionale la cui condotta sia potenzialmente pericolosa per la sicurezza in quanto riconducibile ad una possibile azione terroristica. I centri di comando e controllo e sorveglianza radar dei Paesi interessati dalla rotta del velivolo, nonché i piloti e il personale delle basi della difesa aerea coinvolte, dovranno reagire in maniera tempestiva e coordinata per intercettare e condurre – proprio come avverrebbe nella realtà – la minaccia fuori dagli spazi aerei nazionali o all’atterraggio forzato su un aeroporto designato, secondo le indicazioni impartite da terra seguendo protocolli stabiliti. L’obiettivo dell’esercitazione, che viene svolta annualmente è proprio quella di promuovere e consolidare l’adozione di procedure comuni nella gestione di casi di questo genere, dove la competenza rimane delle singole nazioni ma in cui è essenziale – vista la velocità e la complessità degli interventi richiesti – agire in maniera coordinata tra nazioni confinanti.
La fase dell’esercitazione nello spazio aereo italiano sarà gestita dall’Italian – Air Operation Center del Comando Operazioni Aeree di Poggio Renatico (Ferrara), il centro di comando e controllo dell’Aeronautica Militare da dove viene assicurata 24 ore su 24 la sorveglianza dello spazio aereo nazionale e laddove necessario da dove partono gli ordini di decollo immediato per i caccia intercettori. I piloti e i caccia Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto, del 36° Stormo di Gioia del Colle e del 37° Stormo di Trapani saranno pronti a decollare in pochissimi minuti dall’ordine di “scramble”, ossia di decollo immediato su allarme, per intercettare e scortare fuori dai confini nazionali il velivolo sospetto, assicurando con una sorta di “staffetta in volo” continuità con gli assetti della Difesa Aerea francese e successivamente tunisina.
La sorveglianza e la difesa dello spazio aereo nazionale è il compito primario dell’Aeronautica Militare
Attività che viene assicurata 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, attraverso un sistema di difesa integrato, fin dal tempo di pace, con quello degli altri paesi appartenenti alla Nato. Il servizio è garantito – per la parte sorveglianza, identificazione e controllo – da due Gruppi Radar di stanza a Poggio Renatico (FE) e a Licola, e relativamente all’intervento in volo, dal 4° Stormo, dal 36° Stormo e dal 37° Stormo, tutti equipaggiati con velivoli caccia Eurofighter. L’Aeronautica Militare partecipa inoltre con continuità all’attività di Air Policing a favore di Paesi che non hanno capacità autonome di difesa aerea: dell’Albania, a partire dal 2009, della Slovenia dal 2004, alternandosi in questo servizio rispettivamente con la Grecia e con l’Ungheria, e dallo scorso giugno anche del Montenegro, recentemente entrato a far parte dell’Alleanza Atlantica. A seguito di specifici accordi in ambito Nato per il rafforzamento delle misure di protezione dello spazio aereo, i jet dell’Aeronautica Militare hanno inoltre contribuito nel tempo alla difesa aerea nel Baltico di Estonia, Lituania e Lettonia, della Bulgaria e su base rotazionale con altri Paesi Nato dell’Islanda, da dove nei giorni scorsi sono rientrati equipaggi e caccia italiani dopo circa quattro settimane di missione a protezione dei cieli del paese nordico.