Il primo semestre 2018 è stato definito dagli esperti “il peggiore di sempre”, mentre il mese di febbraio 2018, con 139 cyber attacchi, si rivela per l’Italia come il più nefasto degli ultimi quattro anni e mezzo. E’ stato recentemente presentato a Verona, in occasione del Security Summit, il Rapporto Clusit 2018 che ha delineato uno scenario preoccupante. Il 2018 evidenzia, infatti, un trend decisamente negativo e peggiore rispetto al 2017.
Malgrado l’importante campagna di diffusione della cultura della sicurezza cibernetica messa in campo lo scorso anno, il rapporto evidenzia una pervasiva crescita dell’offensiva cibernetica con 730 cyber attacchi oggetto di rilevazione e analisi.
Il cybercrime figura tra le principali cause degli attacchi a livello globale ed è in crescita rispetto all’ultimo semestre 2017 in misura percentualmente pari al 35%. L’analisi rileva che il fenomeno criminoso si concretizza in modo sempre più organizzato con finalità prevalentemente estorsive.
In tali casi, il ransomware e cryptominers, tra i malwares semplici nonché il phishing e il social engineering, risultano consolidate tecniche offensive della regina della vulnerabilità, vale a dire “il fattore umano”.
In trend negativo, particolarmente significativo, anche il cyber spionaggio. Diversi i settori presi di mira dagli aggressori. Il settore dell’Automotive, con una preoccupante crescita del 200% verso previus year, è emblematico della portata dello stato di ”insicurezza”.
Significativi trend negativi anche nell’ambito della Research-Education, della Hospitability, della sanità, delle istituzioni, dei servizi Cloud e dei servizi di consulenza.
Crescono in valore assoluto a livello globale anche gli attacchi cosiddetti “Multiple targets”, parallelamente perpetrati da medesimi aggressori contro numerose organizzazioni.
Il rapporto è allarmante sui danni conseguenti agli attacchi informatici
Quintuplicati addirittura i danni causati dal cybercrime e in Italia si rileva l’inconsistenza degli investimenti in sicurezza cibernetica, che si sostanzia in una sterile difesa contro i più comuni e banali attacchi della categoria malware semplice. Gli esperti del Clusit evidenziano altresì che l’Italia non stanzia fondi a sufficienza per la difesa cibernetica.
Lo scenario rappresentato non può che indurci ad una ovvia conclusione: bisogna occuparsi seriamente ed in modo strutturato di sicurezza e l’approccio non può che essere “di sistema”, con il coinvolgimento di tutti gli attori (Board, senior management, Ciso, vendor etc), al fine di invertire determinando in concreto le condizioni per l’inversione del trend registrato dal rapporto.