“Poco dopo le 9:30 di lunedì sera ho sentito urlare, poi la voce di padre Luigi che gridava “andate via!” e subito dopo dei colpi di pistola. Mi sono affacciato alla finestra della mia stanza ma era buio pesto e non si vedeva nulla. Dopo alcuni minuti ho sentito nuovamente degli spari provenienti dalla residenza delle suore”. È il drammatico racconto ad Aiuto alla Chiesa che Soffre di padre John Dass, religioso indiano che opera nella missione di Bamoanga – a circa 125 chilometri dalla capitale Niamey – assieme a padre Pierluigi Maccalli, il sacerdote rapito in Niger lo scorso lunedì 17 settembre.
Il religioso indiano ha sentito i rapitori bussare alla porta di padre Luigi
L’abitazione di padre Dass si trova a pochi metri da quella del religioso originario del cremonese e ha potuto sentire i rapitori bussare alla porta di padre “Luigi”. “Lui ha aperto, credendo che fosse qualcuno bisognoso di aiuto. Poi lo hanno portato via”. I sequestratori sono entrati facilmente. Padre Maccalli, infatti, teneva sempre il cancello della missione aperto. “Voleva così, perché a tutte le ore del giorno e della notte venivano persone in cerca di medicine o altro tipo di sostegno. Qualche giorno fa gli avevo detto che sarebbe stato meglio chiuderlo, ma lui mi ha risposto che un cancello chiuso avrebbe spaventato la gente in cerca di aiuto”.
Saccheggiata la casa delle suore
Dieci minuti dopo il rapimento del suo confratello, padre John ha sentito nuovamente degli spari provenienti dal campus delle Suore Francescane di Maria che si trova a 300 metri dalla missione. “Le suore si sono salvate ma la loro casa è stata saccheggiata”, racconta il sacerdote proveniente dallo Stato indiano di Tamil Nadu, notando come una delle religiose abbia riferito che i rapitori parlavano in lingua peul, l’idioma dei pastori islamisti fulani. Da mesi il sacerdote era stato informato dai suoi fedeli della presenza di jihadisti provenienti dal Mali che si erano insediati nel villaggio di Tangunga, a 35 chilometri da Bamoanga. “Sono stato in quel villaggio due o tre volte. Mi avevano detto che i jihadisti non attaccavano i civili, ma soltanto gli agenti di sicurezza. Nessuno si aspettava un simile attacco, neanche padre Luigi che operava in Niger dal 2007”.
La sorte del sacerdote italiano è tuttora sconosciuta
Alcune voci lo vogliono ancora in Niger, altre in Burkina Faso, il cui confine non è troppo distante da Bamoanga. Il timore è che il religioso possa essere condotto in Mali dove i suoi rapitori, probabilmente originari del Paese, godono di maggiori appoggi. Intanto i suoi confratelli si affidano alla preghiera e padre John Dass lancia un appello tramite ACS. “Chiedo a voi tutti di pregare per padre Luigi, perché sia in buona salute e perché sia presto rilasciato. È un uomo con uno straordinario carisma per la missione, sempre pronto ad aiutare tutti, anche i non cristiani. Ecco perché il nostro cancello è sempre aperto”.