L’abbattimento dell’aereo spia russo Iliushin-20 da parte della contraerea siriana impegnata a respingere l’attacco di F16 israeliani contro i depositi di armi e munizionamenti delle milizie sciite a Latakia, il 17 settembre scorso, continua a fornire riscontri inquietanti sul ruolo svolto proprio dalle milizie filo-Hezbollah operanti in Siria. Nelle ultime ore, infatti, i militari siriani del reparto di artiglieria contraerea schierato nella zona coinvolta dal raid, sarebbero stati arrestati e sottoposti a interrogatorio per ordine dello stato maggiore dell’esercito di Bashar al Assad e con il diretto coinvolgimento della polizia militare russa.
Secondo le dichiarazione del leader del Cremlino Vladimir Putin, i caccia-bombardieri israeliani “non avrebbero avuto alcun ruolo nell’abbattimento dell’aereo militare russo”, provocato “da una lunga catena di tragiche circostanze accidentali”, ma all’incidente la Russia “farà seguito con un totale adeguamento delle misure di sicurezza per le truppe e le strutture stanziate in Siria”.
Il presidente siriano Bashar al Assad, solo nelle ultime ore ha voluto esprimere le più sentite condoglianze al Cremlino addossando tutta la responsabilità dell’accaduto all’arroganza di Israele, mentre Benjamin Netanyahu era intervenuto già il 18 settembre per rivolgere parole di cordoglio al presidente Putin, sottolineando “l’importanza del continuo coordinamento nel settore della sicurezza tra Israele e Russia che e’ riuscito ad evitare molte vittime da entrambe le parti negli ultimi tre anni”. Il Premier israeliano ha comunque tenuto a ribadire che il Paese é determinato ad impedire un radicamento della presenza militare iraniana in Siria, pur confermando che lo stato maggiore israeliano, in riferimento al raid condotto a Latakia, condividera’ tutte le informazioni con Mosca.
Nel mezzo della diatriba scatenata dall’incidente, il leader di Hezbollah, Sayyed Hasan Nasrallah, intervenendo alla televisione libanese in occasione della festività dell’ashura, ha divulgato un discorso che pare rispecchiare i sospetti israeliani sul rafforzamento della presenza sciita in Siria.
Durante il suo messaggio, infatti, Nasrallah, ha ribadito di essere in possesso di missili in grado di colpire bersagli in Israele in maniera “molto precisa”, aggiungendo che se lo Stato ebraico dovesse lanciare una offensiva in Libano, si troverebbe ad affrontare una “realtà imprevedibile”, confermando, inoltre, che i miliziani di Hezbollah continueranno a permanere in Siria per combattere a fianco delle truppe di Bashar al Assad e di quelle russe.
Un discorso dai contenuti attesi che se da una parte sembra rivolto ad accrescere ulteriormente le tensioni con Israele, per altri versi non fa che fornire allo Stato ebraico ulteriori prove della sussistenza di un pericolo reale e, probabilmente, destinato ad alimentarsi con l’afflusso di nuovi armamenti e uomini sul territorio siriano.