L’abbattimento dell’aereo spia russo Ilyushin-20 da parte della contraerea siriana, avvenuto lunedì durante il bombardamento degli F16 israeliani contro strutture dei pasdaran iraniani a Latakia, ha scatenato una ridda di polemiche che hanno visto coinvolte le massime autorità dello Stato ebraico e del Cremlino. Secondo le ricostruzioni fornite dalle diverse parti in campo, l’aviazione israeliana aveva avvisato lo stato maggiore russo dell’imminenza di un’azione contro alcuni depositi di munizioni stipati da militari iraniani nei pressi di Latakia, città costiera della Siria occidentale e, successivamente, aveva dato il via al raid.
La reazione delle batterie contraeree di Damasco ha portato alla neutralizzazione di buona parte dei missili lanciati dai velivoli israeliani pur non evitando la distruzione di alcuni depositi, ma un missile S-200 lanciato dal reparto 49 della Difesa aerea siriana, ha determinato l’abbattimento casuale dello Ilyushin-20, precipitato poi sul monte Ras al-Shaara provocando la morte dei 15 militari russi che si trovavano a bordo. L’immediata reazione dello Stato maggiore russo ha provocato un inasprimento dei toni con i corrispondenti apparati israeliani, accusati di avere utilizzato l’aereo spia russo come scudo radar per coprire i propri F16 impegnati nel bombardamento.
Ma la telefonata intercorsa tra il premier Netanyhau e il leader del Cremlino Vladimir Putin, è valsa a placare gli animi, anche in considerazione del fatto che, nel frattempo, le autorità siriane avevano convocato, non senza sorpresa, il comandante responsabile del reparto antiaereo a Damasco per un interrogatorio mirato a chiarire l’accaduto.
Il dato certo è che ad abbattere l’aereo russo è stata la contraerea siriana, come confermato anche dalle dichiarazioni di Putin che ha invocato ulteriori indagini e considerato l’accaduto come frutto di “una tragica catena di circostanze ed errori“. Netanyhau, da parte sua, si è detto profondamente rammaricato per l’accaduto. Nella mattinata di ieri, inoltre, è apparso un comunicato dell’Idf (israel defence forces) nel quale venivano formalizzate le condoglianze per i militari russi rimasti uccisi e sottolineate le responsabilità del regime di Damasco per l’appoggio incondizionato fornito alle milizie di Hezbollah in chiave anti-israeliana.
Non si esclude che l’abbattimento dell’aereo spia russo possa essere considerato come un atto deliberato da parte delle milizie sciite rivolto ad accrescere la tensione nell’area, anche in considerazione del recente accordo raggiunto tra Turchia e Russia sulla creazione di una zona cuscinetto demilitarizzata nel nord ovest della Siria che metterebbe fuori gioco l’esercito di Bashar al Assad e i traffici di armi iraniane destinate a Hezbollah che utilizzano proprio quella zona per raggiungere le destinazioni assegnate.
L’accumulo di armi e munizionamenti nelle zone della Siria sotto il controllo del regime di Damasco, infatti, è una delle componenti per un piano di deciso rafforzamento delle milizie di Hezbollah nella regione. Questa tattica di infiltrazione di Teheran è, a sua volta, parte di una più ampia strategia rivolta a costituire una forza filo-sciita in grado di avanzare lungo i confini libanesi e avvicinarsi pericolosamente alla zona delle alture del Golan, da sempre contese con lo Stato ebraico e rivendicate da ambo gli schieramenti. Da parte israeliana, in tempi recenti, sono stati condotti numerosi raid aerei e missilistici contro le infrastrutture che le milizie di Teheran hanno più volte tentato di assemblare e che dovevano essere destinate a ospitare le rampe di lancio del temibile arsenale missilistico iraniano che, negli intenti di Teheran, potrebbe essere utilizzato per colpire ampie aree del territorio israeliano.