I poliziotti impegnati nei servizi relativi alla permanenza della nave Diciotti nel porto di Catania, a bordo della quale viaggiavano due migranti poi ricoverati per tubercolosi, hanno dovuto successivamente effettuare tutti gli accertamenti sanitari per verificare di non aver subito un eventuale contagio, ma pagando di tasca propria le spese mediche. Lo ha denunciato da Catania l’Fsp, Federazione Sindacale di Polizia, raccontando di come nei giorni seguiti alla nota vicenda, i colleghi interessati siano stati comandati per eseguire gli accertamenti necessari ad escludere l’eventuale contagio dal batterio, che hanno dovuto però pagare personalmente.
“Una situazione che ha dell’incredibile per quanto è vergognosa. Non sono sopportabili oltraggi del genere nei confronti dei più fedeli servitori delle istituzioni – ha tuonato Giuseppe Sottile, segretario provinciale di Catania dell’Fsp, che ha espresso anche al Questore tutto il proprio sdegno – Dopo aver svolto il proprio preciso dovere nella vicenda Diciotti, pronti come sempre a subire ogni conseguenza legata al nostro lavoro, non solo siamo costretti a ribadire ancora una volta come, in casi del genere, sia necessario garantire ai poliziotti che vengano adottate tutte le misure di prevenzione per evitare possibili contagi da ogni malattia, ma addirittura dobbiamo anche denunciare l’incomprensibile situazione verificatasi laddove, dovendo successivamente ricorrere ad interventi sanitari a tutela della nostra incolumità siamo costretti a pagarli a nostre spese. L’Fsp – insiste – raccoglie e condivide la rabbia e il malcontento che si scatenano fra le donne e gli uomini in divisa in un Paese dove ci viene chiesto di mettere a rischio la vita e la salute, senza che però in casi del genere risulti sufficiente protezione a noi e alle nostre famiglie”.
“L’incredibile situazione che si è verificata a Catania ci riporta in un colpo all’anno zero nella garanzia dei diritti dei Poliziotti – rincara il segretario generale Fsp, Valter Mazzetti – Rappresenta certamente una vergognosa prova di superficialità con cui ci si è posti di fronte alla sicurezza e alla salute del personale in divisa. E questo a fronte di un’attenzione alle problematiche sanitarie che, ad onore del vero, abbiamo riscontrato nel tempo in capo all’amministrazione. Ma non è ammissibile che i corto-circuiti dovuti a meccanismi burocratici farraginosi e perversi ci vedano ancora qui a dover ribadire che l’incolumità degli operatori deve essere la prima preoccupazione per uno Stato che chiede loro di mettere a rischio la vita ogni giorno al servizio degli altri”.
“Sembra quasi un’offesa all’altrui intelligenza – conclude Mazzetti – chiedere che si predispongano certi servizi secondo precise, rigide e univoche regole che tengano gli operatori delle sicurezza al riparo da danni perfettamente evitabili, e invece ancora una volta emergono lacune nella tutela dei colleghi. Un’ingratitudine assoluta oltre che una seria mancanza in ciò che lo Stato deve garantire ai suoi servitori. Qualcosa di inaccettabile che, a Catania, è culminata nell’ultima offesa: costringere i poliziotti a pagarsi gli accertamenti medici da soli”.