L’attacco perpetrato ieri alla sede centrale della National Oil Company a Tripoli, è stato rivendicato questa sera dalla Wilayath Libya, costola dell’Isis che, oltre che ad assumersi la paternità dell’assalto, ha pubblicato alcuni fotogrammi dei miliziani in azione all’interno dell’edificio. Nel comunicato, lo Stato islamico afferma di voler continuare a colpire i giacimenti e le condotte operanti sul territorio libico che “sostengono i crociati e i loro interessi”, anche nei prossimi giorni.
L’attentato, condotto con la tecnica dell’inghimasi da un commando di 6 persone, ha provocato la morte di due impiegati, 2 terroristi e il ferimento di altre 17 persone, anche se nel comunicato di rivendicazione viene riportata l’uccisione di “37 apostati”. Ne ha dato notizia il ministro degli Interni libico, Abdul Salam Ashour durante una conferenza stampa in cui ha voluto aggiornare anche il bilancio degli scontri avvenuti tra milizie rivali nei sobborghi della capitale libica portandolo a circa 80 morti, 210 feriti e 16 dispersi. Il Ministro libico ha annunciato, inoltre, di avere elevato l’allerta terrorismo su tutto il territorio libico.
I miliziani autori dell’attacco agli uffici del Noc, sono entrati negli uffici della compagnia petrolifera armati di fucili automatici e granate e iniziando a sparare a caso tra gli impiegati. Nel corso dell’azione sono state udite diverse esplosioni provocate sia dagli assalitori che dai militari libici intervenuti.
Con l’azione al Noc, il Daesh continua a voler manifestare ed imporre la sua presenza nel nord Africa arrivando a minacciare direttamente la capitale tripolina, ma non solo. Le minacce agli impianti petroliferi presenti sul territorio libico non sono dirette in modo inequivocabile a quelli riconducibili direttamente al territorio sotto il controllo del governo di al Serraj, ma potrebbero diventare una nuova temibile minaccia anche per gli interessi dei paesi europei nella zona, a cominciare da quelli italiani e francesi.