di Giancarlo Tommasone per Stylo24.it
E’ un testimone di giustizia, Luigi Leonardi. Grazie alle sue dichiarazioni sono stati assestati duri colpi a diversi clan di camorra. Ma se vuole continuare a usufruire della scorta e ricevere protezione da parte dello Stato, entro il 30 dicembre prossimo dovrà comprare un’auto. Proprio così, perché lo Stato, evidentemente a corto di fondi, non può fornirgliela. E siccome quella che Leonardi possiede, è una Smart ed è omologata per due persone, e il testimone di giustizia, in macchina, deve girare almeno con una coppia di ‘angeli custodi’, o compra una vettura a cinque porte, oppure niente più protezione motorizzata.
Al momento spiega Leonardi a Stylo24, «usufruisco di una deroga, ma entro fine anno devo provvedere». Il paradosso è rappresentato pure dal fatto che la macchina, Leonardi deve acquistarla e affidarla completamente alla coppia di ufficiali di polizia giudiziaria che ha il compito di proteggerlo. «E’ così, praticamente – conferma l’imprenditore anticamorra – Mi è stato specificato che a sera, terminato il turno da parte degli uomini della scorta, dovrò affidare loro l’auto di cui sono il proprietario. La riporteranno la mattina dopo, quando dovrò effettuare altri spostamenti. Naturalmente sono a mio carico le spese per la copertura assicurativa, quelle per il carburante e per il resto, ma nei fatti la vettura è dello Stato».
E nel caso in cui Leonardi non riesca, per un motivo o un per un altro (non ultimo quello economico) a comprare l’auto adeguata entro la data stabilita, che cosa accadrà? «Che non potrò più spostarmi in macchina. E quindi, non è escluso, che dovrò restarmene a casa. Con tutte le conseguenze che ne deriveranno, del resto – dichiara – sono un imprenditore e per lavorare devo spostarmi». Quindi da testimone di giustizia a soggetto ‘costretto ai domiciliari’? «Effettivamente è così. Tra l’altro, io, in auto da solo non ci posso andare. E se avessi un figlio o una moglie non potrebbero viaggiare a bordo con me senza la presenza degli addetti alla scorta. Me lo vieta il protocollo a cui devo attenermi, secondo le nuove disposizioni. Ciò vuol dire – continua – che non ho nemmeno più una vita privata. Se, ad esempio, volessi andare al ristorante, in compagnia di una donna, utilizzando l’auto, non potrei farlo. Con noi dovrebbero esserci, per forza, i carabinieri». Eppure secondo quanto racconta Leonardi, non sarebbe così per altri per cui è prevista la scorta.