Il 20 agosto scorso, a nord di Gaza, un terrorista palestinese lancia una bomba a mano e apre il fuoco con un fucile d’assalto contro una postazione di soldati israeliani che reagiscono all’aggressione neutralizzandolo. In fondo, nulla di trascendentale in quella zona martoriata se non fosse che l’assalitore, identificato a seguito dello scontro a fuoco, era un medico associato all’Ong Medici senza frontiere.
Il 28enne, Hani al Majdalawi, si era infiltrato verso la barriera di sicurezza posta a nord di Gaza armato di un Kalashnikov ak47 e di una granata a frammentazione, che aveva acquistato personalmente al fornitissimo mercato nero della città mediorientale, dimostrando un’attenta pianificazione dell’attacco.
Sul profilo Facebook associato al nome del soggetto, compare un ultimo inquietante post datato 19 agosto nel quale al Majdalawi recita “domani è il più bel giorno dell’anno” e a cui conseguono una serie di commenti agghiaccianti di alcuni contatti dell’aspirante martire: “Dio ti benedica”, “In paradiso con i profeti e i buoni”, “Dio ti benedica e ti accetti”, che dimostrano chiaramente la premeditazione del gesto e l’aperta condivisione dei suoi intenti della volontà di immolarsi per la causa.Il terrorista eliminato è considerato un “lupo solitario”, non associato ad Hamas né ad alcun altra fazione palestinese conosciuta e risulta aver pianificato e agito in piena autonomia.
Il generale Kamil Abu Rokon, a capo del Cogat, il Coordinamento delle attività governative nei territori, ha dichiarato che “questa storia dimostra, ancora una volta, che non tutti i dottori o reporter uccisi dalle forze di difesa israeliane vicino al confine con la striscia di Gaza sono necessariamente degli innocenti”.
Interpellata dal Cogat in merito al defunto al Majdalawi, l’Ong Medici senza frontiere si è rifiutata di commentare l’accaduto. Eppure, fino al 19 agosto, il “martire” aveva regolarmente prestato servizio nel centro di soccorso di Gaza.