Il leader del partito laburista britannico e candidato al premierato, Jeremy Corbin, è balzato agli onori della cronaca per aver rivelato, in un’intervista a Sky News, di avere presenziato alla deposizione di una corona commemorativa in onore di alcuni membri dell’Olp e del commando di Settembre Nero che nel luglio 1972 organizzarono e perpetrarono il massacro degli atleti della nazionale israeliana impegnata nelle olimpiadi di Monaco di Baviera.
In realtà quella di Corbin non è stata una rivelazione, ma una mera conferma alle indiscrezioni pubblicate dal Daily Mail, corredate da alcuni fotogrammi, che hanno evidenziato la partecipazione attiva del politico inglese alla commemorazione tenutasi a Tunisi nell’estate 2014 in onore di Fakhri al Omari e Salah Khalaf, organizzatori dell’attacco e di Atef Bseiso e Hayel Abdel-Hamid, rispettivamente capo dell’intelligence e responsabile della sicurezza dell’Olp, neutralizzati da un’unità speciale del Mossad nell’ambito dell’operazione “Collera di Dio” decisa dai vertici del governo israeliano all’epoca guidato da Golda Meir, a seguito della strage di Monaco.
L’episodio di Tunisi a molti è apparso come un’ulteriore conferma del forte sentimento antisemita che anima il premier dell’opposizione britannica e che lo ha condotto, nel 2010, a condividere il palco di una manifestazione pubblica nel corso della quale si equiparavano alcune politiche israeliane a quelle naziste, e a un successivo paragone proposto dallo stesso Corbin tra l’assedio israeliano a Gaza a quello dei tedeschi a Stalingrado.
Le reazioni
Le reazioni alle rivelazioni del Daily Mail e alle dichiarazioni di Corbin secondo le quali egli “era presente ma non coinvolto alla commemorazione di Tunisi”, non si sono fatte attendere.
Il ministro dell’Interno, Sajjid David, membro del partito conservatore, ha chiesto le immediate dimissioni del leader dell’opposizione mentre, dall’interno del partito stesso, la compagna Luciana Berger, deputata ebrea in prima fila nella polemica sull’antisemitismo nel Labour, ha replicato seccamente: “Essere presenti è lo stesso di essere coinvolti. Dove sono le scuse?”.
E a livello internazionale è giunta l’immediata replica del premier israeliano Benjamin Netanyahu il quale, in un tweet, ha affermato che “la deposizione di una corona da parte di Corbyn sulle tombe dei terroristi che perpetrarono il massacro di Monaco e il paragone tra Israele e i nazisti richiede una condanna inequivocabile da parte di tutti: sinistra, destra o qualsiasi altro schieramento”.
La strage di Monaco
La strage di Monaco del 1972 viene ricordata come uno degli atti più spregevoli compiuti dai terroristi palestinesi che rivolsero le loro armi contro gli atleti israeliani impegnati a rappresentare lo Stato ebraico in una manifestazione sportiva che avrebbe dovuto celebrare, sebbene solo per pochi giorni, un momento di condivisione degli ideali di pace universale tra i popoli, e non certo un’occasione per rivendicare con violenza i presunti diritti territoriali per i quali l’Olp e Settembre Nero si ergevano ad autoproclamati arroganti paladini.
A fronte del massacro dei propri atleti, Golda Meir e i vertici del governo israeliano autorizzarono il Mossad a predisporre e compiere un’operazione rivolta a dimostrare ai nemici di Israele che “nessun atto rivolto contro il popolo ebraico sarebbe restato impunito” e come estremo monito per evitare il ripetersi di azioni simili. Iniziata nell’autunno del 1972, l’operazione “Collera di Dio”, si protrasse per 20 lunghi anni durante i quali vennero neutralizzati i vertici dell’Olp coinvolti nell’organizzazione dell’operazione terrorista di Monaco e numerosi membri di Settembre Nero che a vario titolo parteciparono all’azione.
Il primo atto dell’operazione del Mossad ebbe luogo a Roma, nell’ottobre del 1972, in piazza Annibaliano, dove Wael Zu’ayter, rappresentante in Italia dell’Olp e membro occulto di Settembre Nero, venne neutralizzato a colpi di pistola da due agenti del servizio israeliano. L’azione venne contestata da tutte le fazioni palestinesi e di gran parte del mondo arabo poichè Zu’ayter era ritenuto un moderato, ovviamente contrario agli atti di terrorismo. Ma nei giorni a seguire, e negli anni successivi, i numerosi membri delle organizzazioni terroriste palestinesi operanti in Italia, anche grazie al famoso “lodo Moro”, cominciarono a non sentirsi più al sicuro per le strade della Penisola e a guardarsi le spalle in ogni loro movimento.