Realizzare nuovi progetti di investimento nei settori dello sviluppo e nel settore petrolifero, in particolare nelle regioni costiere e meridionali. E’ quanto emerso dall’incontro avvenuto nei giorni scorsi a Tripoli tra l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, e il premier del governo di unità nazionale della Libia, Fayez Al-Serraj. La cooperazione tra i due paesi ha come obiettivo quello di rilanciare l’economia dell’intero Stato nordafricano a cominciare dalle esigenze primarie in alcune zone. Per questo motivo verrà inviato un team tecnico di Eni nel sud della Libia per valutare le condizioni della rete e costruire una nuova centrale.
Il ruolo dell’Italia quindi, diventa sempre più importante a discapito di Paesi come la Francia che puntano ad avere l’egemonia sul territorio, fino ad ora con scarsi risultati. Eni è un partner vitale della Libyan National Oil Corporation nel settore petrolifero e partner della compagnia petrolifera e del gas Mellitah. Ma Parigi non ci sta e continua a lavorare per espandersi. Tra gli obiettivi del presidente Macron, così come emerso già nei mesi scorsi, c’è quello di portare la Libia al voto a dicembre. Ma le condizioni non sembrano ottimali. Nonostante il viaggio del ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian che si è recato in visita ufficiale a Tripoli il 23 luglio scorso, la situazione non sembra favorevole alla Francia. Le Drian, che ha anche incontrato i leader del governo di Tobruk (non riconosciuto dalla comunità internazionale), ha esortato ad impegnarsi per votare il 10 dicembre prossimo. Elezioni a cui si è candidato anche Saif Gheddafi, il figlio dell’ex rais.
Dalla Libia, però, frenano. Secondo quanto riportato da agenzia Nova, Hafiz Kadour, diplomatico libico che rappresenta il governo di unità nazionale presso l’Unione europea, ha detto: “Vogliamo tutti elezioni in Libia ma dobbiamo votare prima per il referendum sulla Costituzione. Senza una costituzione non può esserci voto”. Ma non solo. Hafiz ha esplicitamente dichiarato la volontà di continuare ad avere un rapporto privilegiato con l’Italia proprio per la gestione del percorso elettorale perchè ”Roma è stata più vicina a noi politicamente ed economicamente”. E con buona pace della Francia, il diplomatico ha anche accolto con favore la conferenza indetta dall’Italia sulla Libia annunciata dal presidente del consiglio Giuseppe Conte durante la sua visita negli Stati Uniti. Con Donald Trump, infatti, il nostro Premier ha stabilito una intesa che porterà ad una cabina di regia comune tra Italia e Usa per gestire la crisi libica stabilendo, di fatto, un asse tra i due Paesi.
In tutto questo la Francia sembra annaspare. Le astuzie di Macron, però, sono infinite e potrebbe a breve tentare un nuovo colpo per monopolizzare la Libia.