Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, l’Unhcr, vi sarebbe un drammatico aumento dei migranti riportati in Libia nell’ultima settimana, addirittura 2.500. Il comunicato sottolinea come 2.425 persone siano state salvate durante le operazioni di intervento da parte della Guardia costiera libica e successivamente sbarcate sulle coste del Paese nordafricano, dove ad accoglierli vi sarebbe stato personale della sezione libica dell’Unhcr. Sempre secondo quanto riferito dall’organismo internazionale, il 24 giugno si sarebbe raggiunto il picco dei migranti riportati nel Paese maghrebino dopo essere stati soccorsi in mare aperto.
Alla luce delle polemiche delle ultime 48 ore, la domanda sorge spontanea: ma allora la Marina libica funziona o no? Perchè il salvataggio di 2500 persone, in balia del mare e in condizioni di serio pericolo, da parte delle motovedette libiche, non è affare da poco. E un altro interrogativo, assai più inquietante, lo poniamo all’Unhcr. Ma dove dovevano essere sbarcati i cosiddetti migranti se non nel porto più sicuro e più vicino al luogo del riferito naufragio? Forse in Italia, meta agognata dai sedicenti profughi di guerra ?
Ovviamente l’interrogativo rimarrà senza risposta anche perchè, dopo le recenti dichiarazioni dello speculatore internazionale George Soros in merito ad un suo intervento più incisivo in materia di invasione dell’Occidente, rivolto soprattutto nei confronti dell’Italia, ogni dubbio rimarrà tale.
Il naufragio in acque libiche
Mentre la sinistra non perde occasione di attaccare l’esecutivo anche per un naufragio avvenuto a 542 chilometri dall’Italia e a 6 dalla Libia, incuranti dei divieti di approdo imposti da Malta e dal governo italiano, le Ong continuano a svolgere imperterriti il loro compito di traghettatori mettendo a serio rischio l’incolumità di quanti, tentando il salto nel buio, contribuiscono ad arricchire le bande di trafficanti.
Sui social network, il naufragio che ha provocato la morte di alcuni bambini, è stato sfruttato dai soliti sciacalli sostenitori del buonismo a tutti i costi per rivolgere le quotidiane accuse al ministro degli Interni, Matteo Salvini, colpevole di inumanità, di strage, di omissioni… Peccato che nessun giudice potrebbe mai sostenere simili assurdità.
La versione della Guardia costiera libica
La Guardia costiera libica, organo ufficiale di uno Stato a differenza delle Ong, per bocca dell’ammiraglio Ayoub Qassem ha chiarito definitivamente la questione, dichiarando che il naufragio è avvenuto in acque territoriali libiche, quindi al di fuori della competenza italiana, e di avere svolto le doverose ricerche con i pochi mezzi a disposizione. Un’ altra comunicazione della Guardia costiera libica è disponibile sulla pagina Facebook dove, tra l’altro, si legge che la Proactiva Open Arms avrebbe, in più di un’occasione, messo a serio rischio l’incolumità dei migranti nel tentativo di sottrarli al trasbordo sulle motovedette libiche.
Proprio ieri il battello della Open Arms, in sinergia con l’Astral, ha provveduto a imbarcare frettolosamente altri 59 migranti, in attesa al largo di Tripoli, prima dell’intervento della Guardia costiera libica. Dai comunicati della Proactiva Open Arms si evince che i 59 erano “alla deriva e in imminente pericolo di morte”. Ma l’assoluta mancanza di richieste di aiuto da parte dei “naufraghi” rende la versione francamente risibile, anche considerando che il naviglio delle Ong era in zona da ore pronto ad imbarcare i sedicenti profughi.
Proprio in presenza di una segnalata emergenza, le due imbarcazioni e il loro carico umano avrebbero dovuto dirigersi verso i porti più vicini, quelli libici o tunisini, ma dimostrando una non velata forma di razzismo verso le autorità nordafricane, ritenute non idonee ad accogliere i “naufraghi”, a fronte del divieto di approdo nei porti maltesi e italiani, i traghettatori si sono diretti verso le coste iberiche dove, non senza polemiche, potranno ormeggiare.
La polemica politica
A fare sentire la sua voce sull’argomento della chiusura dei porti, è stato anche il sindaco di Napoli De Magistris, impegnatissimo a partecipare al “Pride” di Pompei, che ha accusato Matteo Salvini di “avere pietre al posto del cuore” e, nell’ansia di aprire il porto partenopeo a qualcuno, non ha trovato di meglio che dare il benvenuto dal 10 al 14 luglio alla Freedom Flottila. Una flotta composta di quattro imbarcazioni con a bordo i soliti noti dell’estrema sinistra, che ha intenzione di “tentare di forzare il blocco imposto a Gaza da Israele”, alla ricerca di qualche incidente che possa perorare la causa palestinese.
Anche il presidente della Camera, Roberto Fico, durante la sua visita a Pozzallo, ha inteso far sentire la sua voce in merito al divieto di approdo delle imbarcazioni delle Ong nei porti italiani, dichiarando il disaccordo con l’operato dell’esecutivo e lodando l’operato delle organizzazioni umanitarie impegnate nel Mediterraneo. Dichiarazioni che hanno provocato aspre polemiche e subito utilizzate dagli ormai afoni rappresentanti della sinistra che hanno trovato così il modo di intervenire sottolineando il disaccordo tra Fico – pensiero e le direttive del governo Conte.