Rieccoli puntuali, i tedeschi. Tra il corridoio Berlino-Francoforte, via Bruxelles, comincia ad emergere a chiare lettere una sensazione di paura ed irritazione: dopo anni di governi sostanzialmente alleati di Berlino, infatti, per la prima volta in Italia sarà la volta di un esecutivo palesemente critico verso la Germania e della politica monetaria europea, notoriamente ritenuta dalle forze di maggioranza orientata ad esclusivo interesse tedesco.
Stavolta, come ai tempi dei mondiali del 2006, è di nuovo il Frankfurter Allgemeine Zeitung a fare scalpore con la propria copertina. Non più una pistola su un piatto di spaghetti (correva l’anno 1977 sul Der Spiegel) ma un’Ape che si schianta in un burrone. “Mamma mia. Perché l’Italia è la bimba più preoccupante d’Europa”, titola il prestigioso giornale tedesco che boccia senza mezzi termini il nascente governo di Giuseppe Conte e la possibilità che nella stessa poltrona che fu di Carlo Azeglio Ciampi (che pure, da ministro, non fu certo tenero con la Germania) possa sedere Paolo Savona, ormai da parecchi anni uno dei principali esponenti dell’establishment più critici verso le politiche monetarie tedesche.
Il quotidiano tedesco, da giorni attento osservatore delle dinamiche italiane, aveva già ieri evidenziato come il Presidente del Consiglio incaricato Conte fosse un “perfetto sconosciuto di cui gli italiani non avevano mai sentito parlare prima catapultato dai Cinquestelle e dalla destra nazionalista” due partiti che, secondo il giornale della capitale finanziaria d’Europa, “hanno buttato fuori la casta italiana dal Parlamento” e che ora si appresta a ridiscutere i termini dei trattati europei. Una proposta evidentemente inaccettabile per chi, come la Germania, gode di un surplus commerciale (quindi esporta più di quanto importi) violando così le normative europee che prevedrebbero il divieto di un saldo positivo superiore al 6% del prodotto interno lordo nella media di tre anni. Una situazione questa denunciata in passato non solo da Paolo Savona ma anche da autorevoli esponenti della politica e dell’economia come Romano Prodi e Giulio Tremonti.